Al Policlinico di Milano il primo trapianto di rene tra persone HIV positive

Grazie alla normativa del 2018 è possibile la donazione d'organi di sieropositivi destinati a riceventi con HIV. Nel 2021 il primo trapianto di fegato, sempre al Policlinico

Policlinico di milano

(Immagine di repertorio)
Le persone con HIV sono particolarmente esposte al rischio di sviluppare una malattia renale cronica. Fino a poco tempo fa, se in questi pazienti c’era bisogno di un trapianto, le cose potevano complicarsi ulteriormente: per ragioni cliniche, l’ideale sarebbe avere un donatore dell’organo sieropositivo, ma la normativa italiana sulla sicurezza del donatore non prevedeva questa possibilità. L’intervento veniva quindi riservato a pochi casi selezionati, solo pochi centri italiani ne offrivano la possibilità, e gli organi disponibili i pazienti con HIV erano veramente pochi.

Le cose però in Italia sono cambiate: dal 2018 è possibile la donazione d’organi e il trapianto tra persone HIV positive, aprendo a nuove possibilità di cura per questi pazienti. E dopo il primo trapianto di fegato al Policlinico di Milano su un paziente con HIV, avvenuto nel 2021, ora è stato portato a termine con successo anche il primo trapianto di rene in cui sia il donatore sia il ricevente erano sieropositivi.

 «Nei pazienti con HIV – spiega Giuseppe Castellano, direttore della Nefrologia, Dialisi e Trapianti di Rene del Policlinico – c’è una maggiore predisposizione alla malattia renale cronica: in parte per meccanismi legati all’infezione stessa, in parte per altre patologie spesso concomitanti come epatite B e C. In ultimo c’è il ruolo delle terapie antiretrovirali, che hanno sicuramente aumentato le aspettative di vita ma con effetti collaterali non trascurabili». Ed è proprio quello che è accaduto a Pietro (nome di fantasia), paziente con HIV che era in lista per un trapianto di rene da circa un anno. La svolta è arrivata poche settimane fa, quando si è reso disponibile un rene da donatore HIV positivo: «Il nostro Ospedale – aggiunge Mariano Ferraresso, direttore della Chirurgia Generale – Trapianti di Rene al Policlinico di Milano – ha ottenuto l’autorizzazione per questo tipo di trapianti nel 2019, ma purtroppo la pandemia da Covid-19 aveva bloccato in partenza il percorso. Avevamo però tutte le competenze per poterci occupare di questi pazienti molto delicati, sia sul fronte nefrologico che infettivologico e ovviamente chirurgico data la nostra lunga esperienza nel confezionamento di accessi per emodialisi nei pazienti nefropatici con HIV».

  Con la disponibilità dell’organo e grazie all’evoluzione della pandemia, oggi meno preoccupante rispetto al passato, è stato finalmente possibile organizzare il primo trapianto di questo tipo: «Poter contare su una maggiore disponibilità di organi riservati ai pazienti con HIV – prosegue Ferraresso – aumenta le chance per questo tipo di riceventi: perché non entrano in competizione con i malati sieronegativi, ovviamente più numerosi, per lo stesso organo e quindi la loro lista d’attesa scorre più velocemente». Il decorso post-operatorio di Pietro “è stato eccellente e dopo alcune settimane è tornato a casa con il suo rene nuovo”.

   Infine, sottolineano i due esperti, il programma di trapianti dedicato ai pazienti con HIV «consente di garantire l’accesso a organi di qualità e senza rischi aggiuntivi a persone che per molto tempo hanno visto precludersi la possibilità del trapianto sulla base di valutazioni oggi del tutto superate».

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Pubblicato il 04 Agosto 2022
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