Un’unanimità amara sulle pietre di inciampo a Varese
E' stata sorprendente la discussione dell'ottavo punto all'ordine del giorno nella seduta del 28 settembre: minoranza e maggioranza litigano per poi votare tutti favorevole

E’ stata tristemente sorprendente la discussione dell’ottavo punto all’ordine del giorno nella seduta del 28 settembre in consiglio comunale a Varese.
Quello relativo alla mozione presentata dalla consigliera della Lega Barbara Bison era un argomento di quelli che scottano: da lei presentata il 28 aprile scorso, oggetto di una delibera di giunta l’8 luglio seguente e “messo in lista” per la seduta del 28 luglio, quella dell’abbandono dell’aula da parte della minoranza, ha finito per essere discussa ben 5 mesi dopo.
La questione è quella del ritardo della posa delle pietre d’inciampo realizzate su spinta dell’Anpi provinciale per 13 deportati tra cui il varesino Calogero Marrone: consegnate all’associazione ormai più di un anno fa, e già collocate in diversi comuni, per le pietre varesine ancora una data della cerimonia non c’è. Da qui la mozione della consigliera Bison che invita e sollecita il comune a prendere una decisione sulla posa. Una decisione che la consigliera della Lega auspicava «fosse votata all’unanimità, dando un segno di unità su questo argomento».
Il sospetto che la Lega con questo provvedimento andasse a rigirare il dito in una piaga aperta da ormai troppo tempo, e che vede protagonisti in primis le sezioni cittadina e provinciale dell’Anpi, e in secondo ordine l’attuale amministrazione varesina, e che quindi quella mozione potesse ragionevolmente non essere una innocente richiesta di unità, è serpeggiato fin da subito.
Ma la risposta della maggioranza è stata paradossale: un parere positivo “vestito” da parere negativo da parte dell’assessore Enzo Laforgia (peraltro estensore della richiesta presentata in giunta nel luglio scorso) e una dichiarazione di voto favorevole da parte del PD posta dalla giovane consigliera Helin Yildiz, che per spiegare il voto favorevole ha raccontato tutto quello che ha fatto l’amministrazione, ha considerato strumentale la mozione, lamentando la mancanza del suo ritiro, e ha anche accusato il consigliere Stefano Clerici di essersi allontanato prima della discussione, provocando le proteste della minoranza, che ha dato alla maggioranza a sua volta la colpa di “strumentalizzare” la situazione.
A nulla sembravano essere valsi i tentativi di pacificazione da parte dei consiglieri di maggioranza Luisa Oprandi e Luca Paris, mentre Bison replicava che era una “vergogna” che ancora dopo un anno queste pietre non fossero posate.
Va bene, direte voi: il consiglio è troppo litigioso, il risultato sarà un voto spaccato in due. E invece no: il risultato è stato 27 voti favorevoli e zero contrari. Unanimità.
Una unanimità amara, che non pacifica gli animi nè pone fiducia nel futuro. E a definire questo sentimento è stata l’uscita dall’aula, a fine votazione, della presidente di Anpi provinciale Ester De Tomasi, presente tra il pubblico, più scura in volto di quando era entrata. La questione, con questa votazione apparentemente cosi unitaria e favorevole, non si è perciò affatto conclusa. A causa, per di più, di motivazioni che agli interessati potranno sembrare limpide e meritevoli di un tale tiraemolla, ma per i semplici cittadini sono semplicemente incomprensibili, e anche un po’ tristi.
Una questione ricominciata già la mattina dopo, con una nota di Anpi provinciale che spiega: «Alla luce del significativo risultato della mozione sulle pietre d’inciampo, votata all’unanimità ieri sera in consiglio comunale, chiediamo ufficialmente all’amministrazione comunale di Varese un incontro, affinché si possano definire data, luogo e modi della posa delle pietre stesse. Noi di Anpi provinciale Varese vorremmo fissare al più presto questa data, per dare una risposta concreta ai parenti delle vittime che hanno dovuto sopportare una lunga attesa». La parola ora passa all’amministrazione Comunale.
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