Quando si parla di spaccio si guarda il dito e non la luna
Egregio direttore,
nella lettera sullo spaccio nel territorio varesino, di G . Guerrieri, si vede la pagliuzza nell ‘occhio degli altri, ma non la trave nel proprio occhio. Gli spacciatori offrono un ” servizio “ai consumatori italiani, che altrimenti dovrebbe essere serviti da altri italiani, come in passato.
E così, a riempire le patrie galere di spacciatori ci sarebbero italiani, invece di stranieri, che svolgono i lavori che molti italiani non vogliono fare. Chi poi rifornisce di materia prima le piazze, se non le organizzazioni criminali italiane, senza le quali non si muove foglia. Quelle stesse organizzazioni radicate nelle regioni italiane, in primis la Lombardia che riempiono le banche di denaro fresco, pronto a essere reinvestito in attività, più o meno lecite.
Fino a quando non si limitano le fonti di arricchimento delle mafie, anche con la legalizzazione almeno della cannabis,e non si capiscono le motivazioni di chi si droga , lo smercio continuerà imperterrito. In alcuni stati degli Stati Uniti, dopo un epoca di proibizionismo che ha solo aumentato la ricchezza e la forza del crimine organizzato, dove la cannabis è legalizzata, non sanno più come utilizzare il denaro delle tasse di questo commercio e hanno chiesto ai cittadini, con un referendum , come utilizzarli.
Centinaia di migliaia di persone, anche italiane emigrano per cercare condizioni di vita migliori e penso che la stragrande maggioranza dei ragazzi stranieri che spacciano , se avessero maggiori possibilità di trovare buone opportunità, potrebbero scegliere vite migliori, invece di finire in galera.
E invece di chiedere maggiori forze di polizia, l’Italia è già uno dei paesi al mondo con la più alta percentuale di queste, rispetto alla popolazione. Si dovrebbe, invece, investire in maggiore giustizia sociale. Sembra che sia molto più facile scaricare le colpe sui più deboli e le minoranze che guardare in faccia la realtà e il proprio stile di vita.
Cordiali saluti
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