Il 25 aprile degli architetti: Raffaello Giolli e la sfida contro l’indifferenza

“Vince solo chi davvero vive  - sfide e speranze d’arte e d’umanità in Raffaello Giolli" è stato organizzato dall’Ordine degli Architetti di Varese

Convegno Ordine Architetti Raffaello Giolli

Era importante riconoscere la vita personale e il legame con la città di Varese di Raffaello Giolli, alessandrino di nascita e milanese d’adozione, la cui lunga attività di docente e storico dell’arte si sviluppò ininterrottamente dal 1914 fino al 1945 quando, dopo il suo rifiuto di aderire al Fascismo come cattolico, e dopo alterne e tragiche vicende che coinvolsero anche la sua famiglia, il giovane figlio prediletto Ferdinando fu fucilato dalle brigate nere, e lui finì i suoi giorni a Mauthausen nel campo di Guzen, stesso destino che toccò all’amico Giuseppe Pagano e all’architetto Gian Luigi Banfi, uno dei fondatori del BBPR.

A farlo è stato il convegno di mercoledì 26 aprile alle 10 a Villa Recalcati, Piazza Libertà 1 Varese, dal titolo “Vince solo chi Vince solo chi davvero vive  – sfide e speranze d’arte e d’umanità in Raffaello Giolli” organizzato dall’Ordine Architetti Varese con il patrocinio di Comune di Varese, Provincia di Varese, Università degli Studi di Firenze e Fondazione Pio Manzù, che ha visto come curatore Eugenio Guglielmi e tra i partecipanti il consigliere regionale Samuele Astuti, il consigliere provinciale Michele di Toro, l’assessore alla cultura del comune di Varese Enzo Laforgia, il professor Gianpiero Alfarano dell’Università di Firenze, e Leonardo Visco Gilardi dell’associazione deportati ANED.

«Ci sono degli architetti che negli anni del fascismo si sono piegati al regime per lavorare, ce ne sono altri che invece non si sono piegati a tristi compromessi – ha sottolineato Elena Brusa Pasquè nei saluti iniziali –  Per loro non c’è stata indifferenza, quell’indifferenza che Liliana Segre ha voluto fosse scritta a caratteri cubitali nel memoriale milanese della Shoah, e ricordarli significa ricordare Raffaello Giolli, critico e storico dell’arte che si occupò molto di architettura, coniando il termine “architettura razionalista” e rimase sfollato a Varese per diverso tempo prima di essere deportato e ucciso a Mauthausen, scoprendo molti talenti varesini».

A raccontarne la storia è stato Eugenio Guglielmi, architetto e docente, che è stato coordinatore scientifico dell’incontro: «Quando si parla di Giolli, si pensa allo storico dell’arte: allo scopritore di talenti, al maestro di tanti giovani, mentre invece non si è coinvolti dalla sua vita eroica ma sfortunata – ha spiegato Guglielmi –  E per questo ringrazio caldamente l’ordine di Varese per avere accettato con entusiasmo di organizzare questo convegno che ne ravviva la memoria, in una data simbolica che fa da proseguo del 25 aprile».

Guglielmi ha raccontato in particolare la vita varesina di Giolli: «Era uno storico dell’arte determinato, capace di sostenere con forza le sue idee. Ebbe il coraggio già nel 1938 di entrare in polemica con Corrado Alvaro, in difesa della nuova architettura razionalista, di cui si era già iniziato ad occupare nel 1927. Poi diventò amico di Terragni e altri architetti specie comaschi. Scrisse nel 1928 della casa del balilla di Gallarate. Ha scoperto lo scultore Luigi Broggini (Nato a Cittiglio), che divenne notissimo nel dopoguerra grazie a Giolli: per intenderci, era colui che ha inventato il cane a sei zampe di Eni.  Anche Broggini durante il fascismo fu perseguitato, e fu anche arrestato a Ligurno con l’accusa di essere un oppositore. Ma non solo: nel 1931 Giolli organizzò una importante mostra in sala Veratti con più di 200 espositori: una esposizione enorme, con lo scopo di dimostrare un tema caro a Giolli: lo svecchiamento dell’arte italiana a partire dalla tradizione».

Nell’incontro, attraverso i rapporti con il “Gruppo razionalista” di Como, l’architetto Matteo Moscatelli, docente al Politecnico di Milano, ha anche ricostruito il clima dell’epoca attraverso carismatiche figure come quelle di Sartoris, Terragni e Cattaneo che ebbero stretti rapporti con lo stesso Giolli, ai quali dedicò importanti pagine descrivendo la nascita dello stesso razionalismo italiano. Mentre Maria Antonietta Crippa, tra le più note storiche italiane di Architettura, professore ordinario al Politecnico di Milano ha riflettuto sull’eredità morale e culturale di Giolli, affrontando anche aspetti inediti della attività dello studioso milanese e approfondirà la sua formazione cattolica e spirituale.

Il contributo video di Giuliano Banfi, figlio di Gian Luigi, tra i fondatori del famoso studio BBPR (che ha firmato, tra l’altro, la Torre Velasca a Milano) non è stato proiettato in presenza per motivi di tempo, ma farà parte del video che verrà pubblicato a breve sul canale youtube dell’Ordine degli Architetti di Varese: qui verranno ricordati i rapporti di Giolli con suo padre, fino al loro comune e tragico destino, che hanno portato Giuliano a battersi per ottenere le pietre d’Inciampo realizzate e posizionate per suo padre Gianluigi  e per Raffaello Giolli, entrambi assassinati a Mauthausen, nel campo Gusen.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Aprile 2023
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