“L’Ippodromo di Varese rischia la morte per un progetto scriteriato”
Valerio Crugnola esperto e appassionato di ippica commenta il progetto di ampliamento dell'ippodromo delle Bettole di Varese
Valerio Crugnola, filosofo, insegnante, ex consigliere comunale della Città Giardino e grande esperto di ippica, commenta il progetto di ampliamento dell’ippodromo delle Bettole di Varese, in base al quale verrebbe costruita anche una pista per le corse di trotto.
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L’ippodromo di Varese è nato e resta ancor oggi una pista di galoppo complementare all’ippodromo milanese di San Siro. Questa sinergia, più debole negli ultimi decenni, potrebbe ottenere un rilancio a tre condizioni: mantenere la stagione primaverile (quando San Siro si accinge a riaprire e poi riapre ma con riunioni ridotte) e quella estiva, quando San Siro chiude; offrire premi un minimo più consistenti, in grado di attrarre più partenti, spesso pochi (qui entrano in gioco un quarantennale disinteresse del ministero dell’Agricoltura, quale ne sia stato l’orientamento politico, e in misura minore la debolezza politica dell’Unire (che oggi non esiste più), la scadente gestione della Svicc (Società varesina incremento corse cavalli), e il crollo delle scommesse, che ha tolto introiti; far fronte al diminuito interesse dei proprietari a causa di scuderie fatiscenti e del soffocamento cementizio del polmone verde circostante, a cui ha contribuito l‘Ata Hotel costruito per i Mondiali di ciclismo del 2008 dal Gruppo Ligresti.
LA SCADENZA DEL 2025
L’ippodromo ha perso parte del suo fascino anche per il pubblico. È ormai disalberato, è poco agevole negli spostamenti dal tondino alla tribuna, con una minore visibilità delle corse e senza più la sua storica bellezza paesaggistica. In cambio, la sinergia con Milano Galoppo offre una grande opportunità. Nel 2025 scade la convenzione con la Svicc, e l’equivalente società che gestisce San Siro sembra abbia manifestato interesse per partecipare al bando, ma a condizione che l’ippodromo di galoppo sia conservato come è ora, e anzi sia migliorabile con le sue piste, le scuderie e le tribune.
A Milano il ventilato trotto varesino non interessa affatto, la società non concorrerebbe e la Svicc, malamente gestita ma che preme per una pista di trotto, resterebbe senza rivali nella gara. L’opportunità sfumerebbe e il definitivo declino sarebbe alle porte.
All’interno della pista in erba, lunga 1.450 metri allo steccato (piuttosto malconcia, sono frequenti gli infortuni ai cavalli), si sviluppa una pista in sabbia, un mezzo fallimento come anello di gara (vi si disputano pochissime corse), ma utilissima come pista per sgambature e allenamenti sul morbido, a complemento o in alternativa alla pista in erba. Non so dire esattamente la lunghezza allo steccato della pista in sabbia, ma a occhio siamo attorno ai mille metri. La pista di galoppo ha una retta finale piuttosto breve, attorno ai 400 metri o poco meno. Varese non è perciò mai stata una pista per campioni, ma per cavalli di buono, medio o persino basso livello, che si accontentano di premi miseri (i proprietari sono dei mecenati a perdere, e non ci sono più i ricconi, nonostante le stolte credenze popolari; i più piccoli si attaccano anche alle briciole per ridurre le perdite). La vittoria è spesso nelle mani della bravura dei fantini nel muoversi con abilità nella piegata finale e uscire di slancio negli ultimi 200 metri o anche meno.
LA PISTA IN TROTTO SOSTITUIREBBE QUELLA IN SABBIA
Varese resta però nell’insieme un buon impianto. Così come è può avere un futuro o mantenere un presente più che dignitoso. La frescura serale è un piacere per i troppo pochi spettatori. Le tribune meriterebbero una bella sistemata: i seggiolini sono lerci, vecchi e scomodi, e non attirano famiglie e bambini. Il lungo corridoio sotto la tribuna mette tristezza. Il ristorante è mediocre. Ma all’appassionato questo importa poco. Ora il nostro ippodromo (il principale nelle pause estive insieme all’Ardenza di Livorno) rischia la morte o il degrado totale a causa di un progetto di intervento scriteriato, ma “venduto” bene.
Sindaco, assessori e consiglieri sono ignari di ippica e i cittadini sono al 99% parimenti ignari o poco informati. I proponenti si riempiono la bocca di paroloni: l'”ammodernamento” rilancerà l’ippica varesina, ospiterà eventi grandi e piccoli, sarà un impianto polifunzionale e moltiplicherà le riunioni grazie alla pista di trotto…
Le proteste contro il progetto circolano ovunque nei siti facebook e web dedicati all’ippica: appassionati, proprietari, allenatori sono allibiti e nettamente contrari. L’Unione Proprietari nel suo sito ha espresso un parere nettamente contrario. Altri hanno scritto una lettera a sindaco e giunta per scongiurare il pericolo. Ma sindaco, che ho sempre sostenuto, assessori e consiglieri non sanno dove sbattere la testa per spulciare i siti. A loro forse, dei pareri degli appassionati e degli esperti non varesini, interessa poco. Tanto non votano.
Eppure a Varese politici e giornalisti seri avrebbero anche in loco proprietari e allenatori importanti da consultare (uno il Primo Maggio ha vinto il Parioli con Frankie Dettori, tanto per non fare nomi). Voci mi dicono della sua contrarietà. Sento scricchiolare d’ira le ossa di Pinuccio Molteni, il più grande G.R. nel mondo per numero di vittorie. Fu ospite del convegno al Santuccio, che organizzai nel settembre 2014 e che diede un pesante scossone alla città, terremotando il consenso attorno alla destra berluscoleghista nel corrusco tramonto di Fontana. Molteni aveva da tempo capito tutto: le manovre speculative retrostanti, i rischi per le scuderie e il collasso dell’ippica varesina se…
I “se” si stanno purtroppo avverando. La pista del trotto sostituirebbe la pista in sabbia, con gravissimo danno per la preparazione dei galoppatori. La stagione primaverile di galoppo verrebbe soppressa. Quella estiva ridotta. Addio sinergia con Milano. Il fondo per il trotto, parzialmente impermeabilizzato, andrà ricoperto da uno strato di tritume misto di carbonella e sabbia, o sabbia umida e altri materiali simili ma idonei a fare scorrere i sulky e a tutelare i trottatori da lesioni. I costi per il rifacimento saranno elevati.
NON SERVE UN DOPPIONE
Il Comune non dovrà versare un euro, ma ciò non riduce la sua responsabilità decisionale circa il futuro dell’impianto. In più, il trotto a Varese non ha una storia, se non remotissima, ai tempi di Casbeno e poi di Avigno-Masnago. Il trotto a Milano-La Maura non si ferma mai, e ci sarebbe in più la concorrenza di Vinovo (TO) oltre che di Bologna, Padova e, volendo, Montecatini.
A Milano trotto non serve un doppione: dunque, sinergia zero o quasi. I montepremi sarebbero ancor più modesti, e l’ippodromo non avrebbe mai molti partenti né attrattive, e la cosa renderebbe le corse noiose e poco spettacolari. Il pubblico sarebbe modestissimo.
I passivi gestionali sarebbero ancor più onerosi, anche con 30 riunioni di trotto l’anno. L’anello sarebbe meno largo, e renderebbe difficili i posizionamenti e i sorpassi. La retta finale sarebbe più corta, se si vuole che il palo d’arrivo sia visibile. In più, inscritta nell’anello del trotto, serve una piccola pista per il veicolo dei giudici di gara (necessari per controllare i cavalli che “rompono”, perdendo il passo del trotto), e come via di fuga per la macchina “alata” che accompagna la partenza.
Lo spazio per i tanto vantati eventi sarebbe esiguo, e anche l’utile maneggio gestito dalla sorella del ministro Giorgetti finirebbe per sparire.
SERVONO SPAZI DIVERSI
Il trotto italiano è in ripresa, al contrario del galoppo. Mantenere un trottatore costa meno, la durata in attività è ben più lunga di quella dei galoppatori, ma tutto questo non offre alcuna garanzia di successo al progetto di cui si parla. Non trascuriamo un fatto: i trottatori corrono in senso inverso ai galoppatori, per cui la tribuna principale del galoppo diverrebbe quella secondaria per il trotto, e viceversa. I movimenti sulla curva finale sarebbero quasi invisibili, se non dai tabelloni o dai teleschermi. E la retta, come detto, verrebbe per forza un po’ accorciata.
Poi c’è la questione scuderie. I cavalli da galoppo non possono arrivare con i van e correre poco dopo. Devono riposare e poi sgambare, provare la pista almeno una volta e potersi riscaldare un’ora prima della corsa, quaranta minuti prima di arrivare al tondino per l’insellaggio. Insomma, un galoppatore che ha chances di vincere dovrebbe arrivare almeno due giorni prima della gara.
Oggi le scuderie dispongono di un apposito breve anello per il riscaldamento, lo sgranchimento e lo scarico. Inoltre, i galoppatori devono potersi muovere nel tondino anche dopo la corsa, per non restare sudati (i purosangue sono fragili di stomaco, di polmoni e di reni). Il trotto necessita di scuderie immediatamente adiacenti, perché il trottatore entra in pista con il driver già sul sulky, e non accompagnato da un artiere. Poi sgambano e si riscaldano tra una corsa e l’altra e prima della gara vera e propria. Ma tra i due tipi di corse servono spazi diversi, poco compatibili con le scuderie odierne per galoppatori. Dove verranno parcheggiati i sulky? Il Savio di Cesena ha 60 posti, cifra difficilmente raggiungibile per Varese. Poiché far convivere le due diverse funzioni nella medesima infrastruttura è molto difficile, è verosimile che i galoppatori dovranno appoggiarsi sulla Scuderia Castelverde di Caravate. Per i galoppatori una piccola tortura, per i proprietari un costo in più e per gli spettatori che vogliono scommettere un rischio, perché la prestazione dei cavalli potrebbe variare.
Su Mustonate non si può contare in alcun caso. E le scuderie alle Bettole sono nel mirino degli speculatori.
Un ultimo, minimo dettaglio: i 15 metri circa corrispondenti all’accesso di via Albani sarebbero in terra battuta, per permettere ai sulky di raggiungere la pista interna. Un minuscolo fastidio per i galoppatori. Insomma: c’è tutto da perdere e nulla da guadagnare.
NON SPRECHIAMO DENARO
Concludendo. Anziché gettare inutilmente molto danaro al vento, sarebbe meglio migliorare la pista in erba, sistemare scuderie e tribune, rialberare gli spazi per i cavalli e per il pubblico, promuovere l’ippica anche solo rendendo le strutture più accoglienti e gradevoli, gestire le stagioni insieme a Milano, e adoperarsi in cordata per ottenere dai governi più fondi per l’ippica. E servirebbe cambiare finalmente la dirigenza. Con questa il rischio del fallimento della SVICC non è improbabile. È accaduto anche al menzionato Caprilli di Livorno nel 2016. Anche lì gli speculatori che avevano manovrato il fallimento erano in agguato. Ma il Comune di Livorno ha tutelato l’Ardenza, vicina al mare e dunque bocconcino ghiotto, e la rifondata società Labronica Corse Cavalli è riuscita a salvare l’impianto, a risistemarlo e riaprirlo nell’estate 2021. Varese vorrà e saprà evitare il fallimento? E se ciò accadesse saprebbe tirare fuori le palle per riaprire? Perché, comunque, correre rischi?
CONOSCO GLI IPPODROMI
Due parole su di me, perché politici, consiglieri e assessori estranei ai giochi mi capiscano. Mi appassiono a questa causa perché ho trascorso l’infanzia, l’adolescenza e gli anni dell’università alle Bettole, tutte le estati. Ho visitato molti ippodromi italiani, inclusi quelli del trotto. Ho visto corse in tre ippodromi di galoppo parigini, più Chantilly e Deauville in Francia. Ho visto l’Arc cinque volte. Sono stato anche ad Epsom, Ascot, Newmarket e York, a Dublino e a Baden Baden. Vedere gli atleti-animali correre mi emoziona: sono stato persino nei cinodromi, a Roma (chiuso), Dublino e più volte nei miei soggiorni a Londra! Ma il galoppo è Serie A, il trotto Serie B e i levrieri divertono perché buffi e imprevedibili. Da molto tempo seguo poco e sono fuori da ogni giro. Ma oggi i siti mi tengono aggiornato in tempo reale, e posso seguire le corse di Gruppo 1, 2 e 3 di galoppo, Tokyo e Dubai inclusi, più i maggiori eventi del trotto mondiale, in particolare in Finlandia, in Svezia e negli USA, oltre che a Vincennes. Sono in una parola un ex consigliere comunale impolitico e inutile, ma appassionato di ippica. Non sono un influencer, ma spero che le mie sagge argomentazioni trovino ascolto sia nella maggioranza che nell’opposizione.
Con la riqualificazione dell’Ippodromo arriva anche il trotto, e torna lo spazio per gli spettacoli
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