Ogni movimento controllato, botte, e violenze sessuali: lei denuncia a Varese e poi scappa al Sud

Processo per maltrattamenti in famiglia e abusi: “In casa mia comandavano lui e la suocera”. Contachilometri “registrato“ e telecamere in casa

tribunale varese

Quarant’anni lui, quaranta pure lei. Il matrimonio. I figli. Poi le maschere cadono e arrivano i giorni fatti di tensioni, paure e fughe, con le vicine di casa in un piccolo paese del Nord del Varesotto che, consapevoli di questo succedeva in quell’abitazione, rallentavano in auto per sbirciare e vedere se tutto era ok, se da quella casa provenivano segnali rassicuranti.

Tutto fino al giorno in cui la donna non ha avuto il coraggio di denunciare, farsi assistere da un centro antiviolenza “Eos“ e poi tornare al paese d’origine dove (forse) ha riacquistato una vita normale. Certo il processo è al primo grado e non ancora concluso dunque per il momento si stanno valutando i contenuti delle denunce sporte dalla donna: la presunzione d’innocenza vale sul piano giuridico ma le consolazioni in aula con le carezze degli avvocati rivolte alla vittima di questo reati, le frasi in affanno al termine dell’udienza e tutto l’addentellato di umanità che traspare in processi come questi non sono di certo una finzione.

Dunque lo schema purtroppo ricorrente in casi come questi (schema che deve far riflettere le vittime, ma anche i potenziali carnefici) comprende la perenne volontà di controllare l’altro, di imporre il proprio volere e la propria parola. Nel processo (cominciato al giudice monocratico per il reato di “maltrattamenti in famiglia“ e arrivato al piano procedurale del Collegio per via dell’innesto dell’ulteriore delitto di “violenza sessuale” contestato all’imputato) stamani si è sentito questo dall’escussione della sorella della vittima prima, e dall’amica di famiglia poi, una donna che la vittima frequentava al momento delle contestazioni, oramai nel 2014 quando i figli di entrambe in tenera età frequentavano l’asilo. «Non poteva prendere la macchina, perché lui le sequestrava le chiavi. E quando le chiavi dell’auto erano nella disponibilità della mia amica, il marito ne ispezionava il contachilometri per sapere quali e quanti spostamenti erano stati fatti».

Le manie di dominio continuavano con l’alleanza assieme alla madre dell’imputato, suocera della vittima: «In casa mia comandava lei, non le andava bene come vestivo, cosa dicevo. Un’umiliazione continua». Poi la questione economica: la donna era senza soldi, perennemente; nemmeno uno spicciolo per il caffè «tanto che più di una volta mi sono offerta di pagare per lei», racconta ancora l’amica di fronte al giudice.

Nell’ultimo periodo di quella convivenza oramai impossibile, ecco anche l’abuso del controllo totale: le telecamere in casa. E alla sera, al ritorno del marito, le solite frasi: dove sei stata, con chi, perché…In quella casa la violenza non era solo subita, ma anche assistita: gli schiaffi che fanno male anche quando guardi tua mamma che soffre perché viene aggredita, presa per i capelli, colpita.

E poi – come anticipato uscito solo durante il racconto in aula all’inizio della fase dibattimentale – le violenze sessuali, le richieste insistenti di rapporti sempre più estremi, «diversi», pretesi dall’uomo, ora a giudizio e difeso dal suo legale Fabio Ambrosetti: parlerà nelle prossime udienze, prima della decisione di giudici. Al termine dell’udienza, fuori dall’aula, la donna ancora spesa ha racontato di quanto sia stata importante l’assistenza ricevuta dal centro violenza al quale si era rivolta prima di scappare al Sud assieme ai suoi figli.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

Un giornale è come un amico, non sempre sei tu a sceglierlo ma una volta che c’è ti sarà fedele. Ogni giorno leali verso le idee di tutti, sostenete il nostro lavoro.

Pubblicato il 23 Maggio 2023
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.