Il pacco regalo
di Alda M.C. Torri
Paolo si sporse dal finestrino della vecchia Megane con aria sospettosa. “Forza, sali”, gracchiò rauco di Marlboro, “che qui diventa notte, muoviti!”
Il mare ribolliva onde, la strada era buia.
“Ho con me il regalo” ansimai.
Entrai in macchina rapido, senza togliere giubbotto né zaino dalle spalle.
“Ma che fai?”, mi guardò storto, “levati quell’affare, deficiente, sei seduto sul cruscotto!”
Che palle, pensai infastidito svincolandomi tra sedile, giacca, zaino, due lattine di birra rotolanti e un accendino rotto tra i piedi.
“Hai trovato la scatola?” Paolo accelerava e frenava. Elettrico e alterato costeggiava i filari di cabine dismesse lungo il mare nero.
“Si certo, ce l’ho qui dentro, è piena”. Lo guardai con uno scintillio di orgoglio, scuotendo lo zaino come un uovo di Pasqua.
“Bravo il mio Vincenzino”, disse e staccò la sua manona dalla marcia per darmi una botta violenta sulla spalla.
“La vecchia come l’hai lasciata?”
Svoltò lungo due curve strette e nel baule tutto rotolò da una parte. “Dormiva come un gatto, le gocce nel latte caldo manco le ha sentite”.
“Grande il Vincenzino, ma hai controllato se c’era tutto nella scatola?”
“No, ho seguito le tue istruzioni, non ho guardato, è quella che mi hai detto, quella rivestita con i disegni di gelsomino, è lei… pacifico”.
“Oh Vincenzino, non farmi incazzare, se hai sbagliato il fiorellino sulla scatola ti puccio la testa nell’acqua per mezz’oretta”.
°Sbottò in una risata sarcastica tutta catarro e tabacco, battendo le mani sul volante. La macchina sbarellò sul lato del marciapiede. Il cuore mi diede un morso nel petto. Non osavo tirare fuori il pacco, l’avevo avvolto e nascosto in una grande bandiera italiana, che la vecchia stava cucendo per la festa del paese. La scatola era fatta su come un neonato, incerottata con del nastro di carta, protetta dal tricolore di stoffa. Senza dubbio era lei.
“Sai Vincenzino dove ce ne andiamo con quei due Rolex? Mando al diavolo l’idiota del mio capo e quel cesso di mia moglie! Dove vuoi andare Vincenzino, Brasile? Santo Domingo? Ma sì Vincenzino, vado a fare in culo anch’io da qualche parte”. Inchiodò la macchina davanti a una spiaggia libera e deserta e sputò dal finestrino.
Era notte ormai.
Tirammo fuori il pacco arrotolato e custodito nella bandiera italiana. Maldestri e con foga strappammo lo scotch di carta.
Paolo scoperchiò la scatola.
All’interno c’erano rimasugli di candele, sassi e sabbia. Sopra, appoggiati con cura, tre lembi di carta igienica pasticciati da un rossetto: “Sarò vecchia ma non sono scema, addio stronzi”.
Ero sicuro che Paolo mi avrebbe tirato un cartone. Invece si appoggiò con la fronte al volante, lasciando cadere scatola, sabbia, cera tra i pedali.
Restai impietrito e congelato, nella testa una linea piatta.
Si voltò a guardarmi, pallido e spento: “Vincenzino, siamo quello che siamo, due stronzi come dice la vecchia. Due ladri bastardi. Ma siamo italiani e la bandiera dovevamo onorarla!”
Rimise in moto la Megane, premendo la frizione col piede avvolto nella carta igienica.
Racconto (e illustrazione) di Alda M.C. Torri (www.ilcavedio.org)
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