Alice canta Battiato, e a Varese torna l’era del Cinghiale Bianco
Testi favolosi, onirici, appena percettibili e al contempo capaci di scavare come le parole del maestro siciliano ci hanno abituati in decenni di musica che parla di uomini schiavi delle passioni, veleni che attanagliano l'anima con vizi in grado di corrompere uomo e natura
La voce vale l’orchestra, e viceversa. Il testo è tutto. Ma a tenere assieme una serata dove alla fine è lo spirito quello che conta, ci pensano gestualità per nulla studiate perché vissute con l’attore principale della terza serata del Varese Summer Festival, en plain air ai Giardini Estensi. L’ospite ha un nome e un cognome, Franco Battiato, che ha parlato attraverso la voce di Alice, al secolo Carla Bissi, romagnola di Forlì.
Una serata partita con un favoloso timbro d’orchestra che ha amministrato – grazie alla direzione di Carlo Guaitoli (pianoforte, direzione), già speciale collaboratore di Battiato stesso per oltre vent’anni, e I Solisti Filarmonici Italiani – le sonorità e i brani contenuti in “Eri con me Alice canta Battiato”, il live tour 2023 con nuovi pezzi in scaletta tratti dal recente album, come “Da Oriente a Occidente“ e “Sui giardini della preesistenza“, e altri che invece da molto tempo appartengono al repertorio live e discografico di Alice.
Testi favolosi, onirici, appena percettibili e al contempo capaci di scavare come le parole del maestro siciliano ci hanno abituati in decenni di musica che parla di uomini schiavi delle passioni, dei veleni che attanagliano l’anima attraverso i vizi in grado di corrompere la natura stessa parimenti all’essere umano. Un viaggio al centro della natura e dell’universo che a permesso al pubblico di farsi cullare in una cornice mozzafiato apprezzata anche da un pubblico straniero sentito bisbigliare positivamente della location, piuttosto satura di pubblico (solo qualche sedia vuota nel settore bianco, in fondo).
Dunque meccaniche celesti, assoli introduttivi di piano che suonavano come continue rinascite per sbocciare nel repertorio classico di Battiato con esecuzioni notevoli, in alcuni casi perfette come “I treni di Tozeur“, “Povera patria” (un auspicio: “Che il mondo torni a quote più normali
Che possa contemplare il cielo e i fiori“), “Chanson egocentrique“.
Più volte acclamata, Alice ha concesso diversi ritorni sul palco. E per la chiusura, dopo cinque minuti buoni di applauso a scena aperta, assieme al pubblico ha cantato “L’era del cinghiale bianco” che ha scaldato la serata a furia di battimani ritmati, e ha annullato l’afa dei giorni scorsi rendendola addirittura frizzante, da toni autunnali, alla fine di una giornata dal tempo incerto dove fra grandine, fulmini e lampi la Lombardia, e il Varesotto, non si sono fatti mancare nulla. In molti infatti hanno superato le titubanze e sono usciti per gustarsi una serata speciale di musica
Del resto, le nuvole non possono annientare il sole.
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