La tragedia di Amleto sotto il portale del Duomo di Casa Pogliaghi: uno spettacolo di grande bellezza
Il dramma di Amleto, nella versione cinematografica scritta da Giovanni Testori ma mai utilizzata, ha avuto protagonista un ispirato Pasquale Di Filippo

La suggestiva sala con la riproduzione in gesso del portale del Duomo di Casa Pogliaghi fa da sfondo alla tragedia di Amleto.
Una trasposizione inedita, la sceneggiatura cinematografica dello strazio del giovane principe di Danimarca scritta da Giovanni Testori ma rimasta sulla carta.
Andrea Chiodi, direttore artistico di Tra Sacro e Sacro Monte, ancora una volta ha scelto una splendida cornice per l’omaggio a Giovanni Testori di cui ricorrono i 100 anni dalla nascita.
Il testo “Non per amore ma per odio. Amleto, una storia per il cinema” è stato portato in scena da un ispirato Pasquale Di Filippo che ha condotto lo spettatore attraverso il percorso straziante e catartico del giovane Amleto fino alla strage finale.
Testori avvia il racconto dal cimitero: è in corso il funerale del re di Danimarca. Si sofferma sui dettagli lugubri dell’ambiente e dei presenti, crea il clima pesante del sospetto, che poi monterà in rabbia e sfocerà nella pazzia.
Pasquale Di Filippo accompagna attraverso le scene pensate per la cinepresa: scena prima con il funerale; scena seconda al castello con la preghiera di Amleto che invoca dal padre un segno rivelatore delle ragioni della sua morte.
La scena decima nella sala del trono dove si presenta la nuova coppia reale formata dallo zio e dalla madre Gertrude e Amleto reagisce in modo beffardo.
La scena undicesima nella camera da letto di Ofelia su cui Amleto scarica la sua frustrazione e il dolore sordo. Quindi, la scena 17esima e l’incontro con il fantasma del padre che gli rivela di essere stato assassinato con le stesse erbe che Amleto curava nel suo studio.

Da qui il racconto si fa sempre più concitato, squilibrato. Di Filippo conduce lo spettatore verso il finale tragico con una narrazione concitata, fatta di monologhi incalzanti e silenzi, sguardi e gesti, passando da un personaggio all’altro vibrando nelle diverse emozioni che ciascuno rappresenta.
Nel testo di Giovanni non si fa cenno al “dubbio amletico”, quell’essere o non essere che racconta il conflitto interiore del giovane principe e nemmeno la definizione del compagno d’armi di Amleto “C’è del marcio in Danimarca” richiamata, però, alla fine, in punto di morte, quando Amleto chiama i capipopolo per affidar loro tutte le ricchezze e le proprietà del regno: “Perchè anche voi possiate diventare marci come noi”.
Un monologo intenso, duro, coinvolgente. Alle spalle dell’attore, la riproduzione del magnifico portone si illumina per sottolineare il momento scenico fino al rosso intenso della tragedia finale.

La tragedia shakespeariana in un luogo incantevole: un abbinamento di pura bellezza , un’altra perla regalata da “Tra Sacro e Sacro Monte”.
Giovedì 27 luglio, ultimo appuntamento della stagione estiva Tra sacro e acro Monte con Giancarlo Giannini. Lo sp’ettacolo è sold out.
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