“Ogni aiuto e condivisione alla Fondazione Arcangel parte da piccoli gesti di cura”
Il racconto di Jacopo che è partito da Malnate per una esperienza di volontariato nella Fondazione Arcangel a Cayambe in Ecuador
La Fondazione Arcángel è un’organizzazione senza scopo di lucro nata a Cayambe nella provincia di Pichincha, con l’obbiettivo di educare e istruire bambini e ragazzi. Questi sono, nella maggior parte dei casi, appartenenti a famiglie povere. Alcuni presentano difficoltà cognitive mentre altri provengono da veri e propri contesti di disagio economico e sociale.
La Fondazione sta svolgendo un lavoro specifico aiutando i bambini con BES (bisogni educativi speciali) tramite esercizi di memorizzazione, alfabetizzazione, sviluppo matematico, approfondimento della lingua e della letteratura.
I ragazzi, in seguito a una visita domiciliare, vengono scelti in base alla soglia di povertà, così da favorire le famiglie maggiormente in difficoltà.
La mia esperienza è durata poco più di tre settimane. Di primo impatto sono rimasto colpito dalla grande educazione dei bambini. Passati pochi giorni penso di essere riuscito ad apprezzare quelli che, secondo me, sono i pilastri sui quali poggia la fondazione Arcángel: aiuto e condivisione. Queste parole, nella loro banalità e ricorrenza, racchiudono ciò che forse noi occidentali trascuriamo fin troppo spesso. Sono atteggiamenti così fulgidi e sfolgoranti da risultare stupendi e piacevolmente accecanti. Solo con l’aiuto di professori competenti questi valori possono essere trasmessi e accolti pienamente dai ragazzi.
Purtroppo la mancanza di fondi non permette un aumento del personale che, nonostante i volontari, rimane piuttosto ridotto. Detto questo, le attività continuano a svolgersi impeccabilmente, dalle ore 8 fino le 17; 9 ore al giorno, 45 ore alla settimana, 180 ore al mese.
Mi piacerebbe tradurre a parole i gesti e le minuzie alle quali assisto giornalmente prestando servizio alla fondazione. L’offerta di un biscotto, un lungo abbraccio, un sorriso furtivo. Azioni che, ridotte ad un mero elenco, risultano piuttosto inespressive. Impossibile comunicare la spontaneità e genuinità di questi atteggiamenti. È come se la naturalezza di questi gesti riuscisse a rivestirli di una patina dorata, così leggera e sottile da risultare invisibile.
Sperando di concludere degnamente, vorrei ringraziare la fondazione per avermi permesso di compiere questa esperienza. Ciò che più mi auguro è di essere riuscito a lasciare un segno, anche minimale, nelle giornate di questi ragazzi. Come loro hanno fatto con me, spero che avvenga il contrario.
“L’educazione e la generosità dei bambini di Cayambe in Ecuador mi hanno toccato il cuore”
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