Marco e Nicolò avevano dentro la forza del bene. Questo spiega la vostra presenza a questa messa

A otto anni di distanza dalla morte dei due giovani, in tanti hanno partecipato alla messa di suffragio nella chiesa di Masnago

varese varie

Il ringraziamento alla fine della messa dei familiari dice molto su quanto il ricordo di Marco Fiori e Nicolò De Peverelli, a otto anni dalla loro morte in un incidente stradale durante una vacanza in Puglia, sia ancora vivo nella comunità varesina, non solo in quella sportiva. Alla cerimonia di suffragio dei due giovani erano presenti i compagni dell’Hockey club Varese, la squadra di Hockey su ghiaccio dove giocava Marco, e quelli dei Gorillas, la squadra di football americano dove militava Nicolò. C’erano anche i compagni di scuola, i ragazzi della curva nord, gli amici di sempre e molti abitanti del quartiere di Masnago. Un’intera comunità che si è ritrovata, sul finire dell’estate, in nome del loro ricordo.

NON FATICHIAMO INVANO
Profonda e toccante l’omelia di don Giampiero che ha letto il Vangelo del giorno, ovvero il martirio di Giovanni Battista. «Questa lettura, insieme alla profezia di Isaia, ci invita a fare delle riflessioni per aiutarci a vivere questo ricordo – ha detto il prete – All’affermazione “Invano ho faticato, per nulla e invano ho consumato le mie forze”  il Signore risponde con queste parole: “Io ti ho reso freccia appuntita” cioè strumento capace di arrivare a segno. Ecco dunque che anche quando la nostra vita può sembrare inutile, ricordiamo che c’è un disegno più grande nella vita di ciascuno. La realizzazione di una vita, non è semplicemente quanto uno vive. Pertanto uno che è morto a 20 anni non significa che non abbia raggiunto il segno. La realizzazione di una vita è capire per quale bellezza siamo stati voluti».

NON IMPORTA L’ ETÀ
Dio ci ha reso luce per illuminare: è questo il disegno più grande che rende compiuta anche una scomparsa agli occhi dei più prematura. Certo è difficile accettare una morte a 20 anni, ma la compiutezza di un’esistenza non dipende dalla variabile tempo, sottolinea a più riprese don Giampiero: «Nessuno di noi è servo perché Dio non vuole servi e noi assolviamo in pieno la nostra vita anche a vent’anni quando proviamo a illuminare con quello che diciamo, con gli esempi che diamo e la vita che trasmettiamo».
Giovanni Battista aveva voluto dire la verità a Erode perché sapeva di avere un bene da trasmettere che niente e nessuno può fermare, nemmeno la minaccia della morte.

LA VERA FORZA È RICONOSCERE IL BENE
Le tante persone che hanno partecipato alla messa nella chiesa di Masnago erano lì per testimoniare quella luce che hanno vissuto insieme a Marco e Nicolò.  «Uno è  forte non perché ha bicipiti poderosi – ha concluso il prete – ma quando ha dentro la forza del bene. E capite bene che non c’è età perché uno possa esprimere questa forza. Non si può misurare la grandezza della morte, ma si misura la grandezza della vita, ciò che è stato trasmesso. E la vostra presenza questa sera, soprattutto i giovani, dice molto su quanto Marco e Nicolò ci hanno trasmesso: noi lasceremo un segno nella nostra vita non per come moriremo ma per come vivremo».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Agosto 2023
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