Studenti contro il patriarcato nel sit-in davanti all’Isis Facchinetti di Castellanza
"Non fare un minuto di silenzio, se domani tocca a me brucia tutto": nelle riflessioni dei ragazzi anche la critica alle Istituzioni per le contromisure troppo timide al dramma della violenza sulle donne
Non accadeva da anni all’Isis Facchinetti di Castellanza, ma nella mattinata di ieri, venerdì 24 novembre, un gruppo di studenti non è entrato a scuola per partecipare ad un sit-in contro la violenza sulle donne.
L’iniziativa è nata in adesione alla mobilitazione promossa dall’Unione degli Studenti – Uds – lombardi in risposta all’appello della sorella di Giulia Cecchettin con iniziative “contro la violenza patriarcale, per Giulia e per tutte le altre vittime di questo modello di società”.
Al picchetto davanti al Facchinetti gli studenti hanno parlato di patriarcato e maschilismo, sia all’interno che all’esterno della propria scuola, condividendo gli slogan della manifestazione: “Sui nostri corpi decidiamo noi” – ” Non vogliamo educazione al rispetto ma al consenso” – “Non fare un minuto di silenzio, se domani tocca a me brucia tutto!”
I ragazzi hanno analizzato criticamente contromisure e azioni proposte dalle istituzioni: «Ci siamo lamentati del minuto di silenzio, misura secondo noi ridicola a fronte della centinaia di femminicidi avvenuti quest’anno – racconta lo studente Alessandro Galvan, che ha tenuto i contatti con Uds per l’organizzazione del picchetto – Inaccettabile poi il commento del consigliere regionale leghista Montevecchi, che ha osato dare della satanista ad Elena Cecchettin (la sorella di Giulia Cecchettin, giovane assassinata dall’ex fidanzato, ndr)».
Agli studenti del Facchinetti non è piaciuto neanche il post che la Polizia di Stato che, all’indomani dell’omicidio di Giulia Cecchettin, ha pubblicato su Instagram i versidell’attivista peruviana Cristina Torres Caceres:
Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.
Il post ha suscitato una grande polemica sui social, ed è stato sommerso da critiche che gli studenti nella sostanza condividono: «Quel post è ipocrisia pura, dal momento in cui numerose donne in situazioni critiche di pericolo non sono state ascoltate sulla linea di soccorso 112», commentano i ragazzi.
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