Bassa adesione allo sciopero negli ospedali del Varesotto: “Per un medico è una decisione molto sofferta”
Il rappresentante Anaao alla Sette Laghi Carlo Negri parla di delusione, stanchezza e sconforto tra gli specialisti del servizio pubblico per i quali lo sciopero è sempre l'ultima soluzione

Il segretario del sindacato Anaao Lombardia Stefano Magnone commenta con soddisfazione l’esito dello sciopero proclamato nella giornata di ieri: «Ambulatori semivuoti, sale operatorie rinviate, servizi e laboratori a ranghi ridotti, con adesioni superiori all’85% tra coloro che potevano esercitare il diritto di sciopero. Questo non era uno sciopero di categoria ma uno sciopero per difendere il Servizio Sanitario Nazionale in piena crisi vocazionale e finanziaria. Ringraziamo i colleghi per la prova di dignità e di tenacia, di attaccamento professionale e di vicinanza al sistema che garantisce un diritto costituzionalmente tutelato e sempre più a rischio: quello alla salute. Lo sciopero è l’unica risposta alla deriva sempre più privatistica del sistema. Ringraziamo i nostri pazienti per la solidarietà dimostrata in queste ore».
Negli ospedali del Varesotto l’astensione è stata più contenuta: una cinquantina gli aderenti nei presidi della Valle Olona e un’ottantina in quelli della Sette Laghi. Ci sono stati reparti che hanno scioperato in massa come la chirurgia dell’ospedale di Cittiglio diretta dal dottor Stefano Rausei e altri che hanno lavorato perchè tra i servizi essenziali ma senza camice in segno di protesta.
«Per un medico la scelta di fare sciopero è sempre molto complicata – commenta il dottor Carlo Negri rappresentante sindacale Anaao alla Sette Laghi – Sia perché a pagarne le conseguenze sono i pazienti sia perché il carico di lavoro non si annulla ma si rimanda ai giorni successivi dato il bisogno di salute rimane. Se siamo arrivati a questo punto è sintomo di una situazione ormai non più tollerabile. Si avvertono grande stanchezza, delusione, disagio, sconforto. Vogliamo difendere il sistema pubblico finché siamo in tempo perché il rischio grande è che, tra breve, nessuno potrà garantire neppure i servizi minimi. Aver pensato di rivedere le pensioni è stata la goccia: toccare i diritti acquisiti è stato un boomerang che rischia di ritorcersi contro chi l’ha ideata. Così si spingono molti medici ad andare subito in pensione indebolendo ulteriormente il servizio. Scioperare per un medico è sempre l’ultima soluzione: ma così non si può andare, non possiamo solo lamentarci».
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