Una città in corteo per la libertà: Varese celebra l’80° della Liberazione
Una folla importante di persone, in corteo e a Palazzo Estense, ha ricordato questo importante anniversario. Nel ricordo della fine della guerra ma anche delle difficoltà dell'oggi, citando Papa Francesco
Una luminosa mattinata di sole ha accolto il giorno dell’80esimo anniversario della Liberazione: e con lo stesso spirito si è celebrato a Varese il 25 aprile quest’anno.
Innanzitutto, con un corteo partecipato e carico di significato, partito da piazza San Vittore, cuore della città, alla presenza delle massime autorità: in prima fila, tra tutti, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che ha deciso, come fa spesso, di partecipare alle celebrazioni nella sua città più ancora che in quelle del capoluogo di regione. Accanto a lui, il sindaco di Varese Davide Galimberti, il viceprefetto Gertrude Corsaro, il presidente della sezione cittadina dell’ANPI Rocco Cordì. Ma anche sindaci di altri comuni, autorità militari, rappresentanti di associazioni e di gruppi alpini.
Accompagnato dalla banda della Rasa, che ha esordito con l’inno d’Italia e ha proseguito con bella ciao e altre musiche a tema, il corteo – che ha visto la partecipazione di oltre 800 persone – ha attraversato alcuni dei luoghi più significativi della Resistenza cittadina, con diversi momenti di raccoglimento e riflessione e si è poi concluso in Salone Estense, dove, davanti a una sala gremita, si sono tenute i saluti e le prolusioni ufficiali in ricordo della Resistenza e dei valori della Costituzione.
A parlare, uno dopo l’altro, il presidente di npi sezione varese Rocco Cordì, la viceprefetto Gertrude Corsaro, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il vicepresidente della Provincia Giacomo Iametti, il sindaco di Varese Davide Galimberti.
GLI INTERVENTI IN SALONE ESTENSE RICORDANO ANCHE PAPA FRANCESCO
Al termine del corteo del 25 aprile, la cerimonia si è spostata nel Salone Estense, gremito di cittadini e autorità, dove si sono susseguiti gli interventi istituzionali.
Il primo a parlare è stato il presidente delal sezione cittadina di Anpi, Rocco Cordì, con un lungo intervento che ha ricordato anche Papa Francesco:«Esprimiamo cordoglio per la sua morte – ha detto – e riconoscenza per come ha affrontato con coraggio e lucidità le questioni fondamentali del nostro tempo: dalla visita a Lampedusa, all’enciclica Laudato Si’, alle sue battaglie per la pace e la dignità umana, portate anche nei carceri e nei luoghi più dimenticati».
Cordì non ha evitato anche un riferimento preoccupato all’attualità e ai segnali di tensione sociale: «C’è allarme per l’operato di gruppi di esplicita ispirazione fascista e nazista che continuano ad operare sul nostro territorio nella completa illegalità, visto che ancora oggi la norma vieta la ricostituzione del partito fascista. E recentemente siamo andati oltre ogni limite ».
La viceprefetto Gertrude Corsaro ha voluto ringraziare «per la vostra partecipazione sentita e affettuosa», rimarcando la presenza viva della cittadinanza in un momento dal forte valore simbolico.
È poi intervenuto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ha definito il 25 aprile «Una delle date fondamentali nella storia del nostro Paese: quella dove celebriamo la fine della dittatura fascista e della guerra, e con essa i valori che ci uniscono da ottant’anni». Fontana ha collegato il senso della ricorrenza alla difficile fase storica attuale: «Viviamo un momento in cui vengono meno valori di convivenza che fino ad ora sembravano imprescindibili. Anch’io voglio ricordare i valori per cui lottava Papa Francesco, così attuali. E il primo valore da non dimenticare è il rifiuto della guerra: dobbiamo impegnarci per evitarle e farle cessare». Ha poi aggiunto: «Serve abbandonare i linguaggi tribali e violenti e le parole d’odio, e introdurre il principio del dialogo come cardine della convivenza».
Il presidente ha toccato anche il tema dei migranti, ricordando come durante la Resistenza «molti hanno dato la vita per salvare ebrei, fragili e migranti». A quel punto però, un accenno al tema dell’accoglienza ha suscitato qualche brusio tra i presenti, con una voce che ha gridato: «…Ma se poi li mandate in Albania!». Una piccola protesta a cui il presidente ha risposto, commentando: «Questo è l’esempio della difficoltà di fare un dialogo civile».
Fontana ha poi proseguito richiamando l’importanza dell’argomento ambiente, «Senza dimenticare però il rispetto della vita umana». E ha concluso con quella che ha chiamato esplicitamente «Una bella notizia: mercoledì scorso, insieme al sindaco di Milano, abbiamo incontrato il ministro della Cultura Giuli, che ci ha confermato che finanzierà la nascita del Museo della Resistenza, che si realizzerà proprio a Milano».
Anche il sindaco di Varese Davide Galimberti ha esordito ricordando il papa, in questa giornata dove ricorre l’importante anniversario ma che è anche di lutto nazionale per la scomparsa del Pontefice: «Questo 25 aprile segna l’80esimo della Liberazione dal Nazifascismo. Una data importante ma oggi voglio iniziare queste celebrazioni ricordando, con grandissimo affetto e commozione, Papa Francesco. Voglio ricordare, a tutti noi, i suoi insegnamenti e le parole che ci ha lasciato: Pace, solidarietà, amore, libertà, prenderci cura delle persone partendo da chi è in difficoltà. Questi valori sono anche quelli che ricordiamo qui, oggi, in questa giornata che celebra la liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dagli orrori perpetrati dal nazifascismo. La giornata che ci ricorda l’inizio del nostro cammino di democrazia e libertà dopo la distruzione e la violenza perpetrati in quelli anni, attraverso l’oppressione di un popolo. Dunque in questo 25 aprile, rinnoviamo ancora con più forza il valore della Resistenza e il ricordo di coloro che con la propria vita e con sacrificio hanno lottato per liberare il nostro Paese dall’orrore del regime nazifascista».
LA PROLUSIONE DI ANTONIO MARIA ORECCHIA: “LA RESISTENZA E’ NAZIONALE NON PER I NUMERI, MA PER LA DIVERSITÀ DELLE PERSONE COINVOLTE”
In conclusione della giornata, al salone Estense i molti presenti hanno ascoltato la prolusione di Antonio Maria Orecchia, docente di Storia Contemporanea all’Università dell’Insubria: che ha innanzitutto ricordato come «Nel secolo dei nostri padri e dei nostri nonni, il “Secolo delle tenebre”, come lo ha definito Tzvetan Todorov, la libertà e la democrazia si affermarono non per gentile concessione, ma dopo scontri durissimi, guerre fratricide e milioni di morti. Anche per questo allora oggi, 80 anni dopo, forse più che mai si sente il bisogno di una sincera pacificazione, per poter celebrare giornate come queste con spirito unitario. Perché queste giornate appartengono – o dovrebbero appartenere – a tutti gli italiani. A tutti, nessuno escluso».
Lo storico ha ricordato come quella «Non fu una stagione facile. La Resistenza non fu una festa paesana, ma una realtà dura e drammatica, che conobbe anche debolezze ed episodi tragici, e scelte magari non da tutti condivise. Certo episodi e scelte drammatiche e laceranti, come del resto non poteva non essere in una vicenda umana di quella gravità. Ma riconoscerli non significa in alcun modo sminuire il giudizio sul valore fondante della Resistenza della nuova Italia democratica. Perché a prescindere dalle loro convinzioni politiche, tutti, in nome della libertà, si ribellarono contro un potere considerato illegittimo e illegale, in Italia e in Europa».
Perchè: «Il carattere “nazionale” della Resistenza non è dato dal numero, ma dal fatto che l’esercito ribelle era una sorta di proiezione della comunità intera, poiché a combattere vi erano tutte le categorie umane e sociali che formano un popolo: uomini e donne, giovani e meno giovani, cattolici e atei, operai e contadini, aristocratici e professionisti, studenti e professori, sacerdoti e industriali. Vi erano repubblicani ma anche monarchici. E nel Cln ebbero pari dignità liberali, democristiani, socialisti, azionisti e comunisti. Tutti uniti nel combattere i tedeschi e i fascisti, ma liberi di dare significati diversi al loro antifascismo sia in sede politica sia, successivamente, storiografica».
Per chi volesse approfondire il discorso, nel link si può trovare il testo pubblicato dall’univesrità dell’Insubria.
AI GIARDINI ESTENSI CANTI PARTIGIANI CON IL CORO REBELDE
Fuori, una folla altrettanto consistente approfittava della bella giornata per testimoniare la sua presenza ai giardini Estensi, ascoltando il coro Rebelde, nato per cantare i canti partigiani: e tra ascoltava c’erano neonati e bambini, ma anche chi di anni il 25 aprile del 1945 ne aveva 8, a testimonianza di tutto ciò che è accaduto davvero. Un bel modo per celebrare questo 80esimo anniversario, in una bella giornata di speranza.
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