Polizia locale del Verbano, l’ex comandante in aula a Varese si difende
Lungo interrogatorio davanti al giudice, nove anni dopo i clamorosi arresti: “Mai preso soldi. Io vittima di mancati controlli nella gestione”
È accusato di falso ideologico in atto pubblico, peculato, concussione. È stato arrestato in due distinte occasioni, nel 2015 e nel 2016, reati per i quali si sta celebrando a Varese dinanzi al collegio un processo che a distanza di quasi 10 anni dalle contestazioni sta lentamente avviandosi alle battute finali. Ettore Bezzolato, ex comandante della polizia locale dell’’Ufficio comune del Verbano (che nei momenti d’oro ha visto oltre 10 paesi associati in Valcuvia), non ha perso lo smalto, e con veemenza si è difeso dalle accuse dinanzi ai magistrati. E non si è sottratto all’interrogatorio in aula, carte alla mano, di fronte al pubblico ministero Lorenzo dalla Palma e al Collegio giudicante.
Bezzolato, che oggi opera sempre alla guida di un comando di polizia locale, sostiene di non essersi mai intascato un euro mentre era in servizio al «Verbano». Le accuse che gli sono state mosse riguardano la gestione dei servizi serali presso alcune proloco della valle, con personale in divisa fuori dagli orari di servizio, «pagati però con libere dazioni, vere e proprie regalie da parte delle proloco che richiedevano un servizio offerto peraltro ad una tariffa concordata di 150 euro, e con pagamento avvenuto sempre al termine delle serate, e mai prima». E se qualcuno di questi enti non pagava? «Erano dazioni liberali: non avremmo fatto nulla se non valutare, in caso di necessità, l’opportunità di non assicurare il servizio fuori dall’orario di lavoro per sagre e feste a venire».
Fra le accuse mosse a Bezzolato, anche la rateizzazione di multe concessa ad alcuni cittadini che versavano in condizioni di indigenza in assenza di documentazione che ne certificasse la condizione economica («la rateazione assicurava l’ente di poter introitare l’importo pieno, e non scontato delle contravvenzioni»), e un ammanco di 22 mila euro («distrazioni dal 2008 al 2014», «reiterate irregolarità contabili sul fondo per le contravvenzioni stradali che hanno portato ad un ammanco di oltre 23mila euro dal 2008 al 2014, oltre a 2400 euro nel 2015», secondo la Finanza). Un ammanco «non imputabile a me», ha spiegato l’imputato «ma a omissioni di controllo da parte dei revisori contabili, veri e propri errori di procedura e di sistema».
A giustificazione di questa tesi, Bezzolato ha parlato a margine dell’udienza dell’omissione di «27 verifiche nell’arco di 9 anni sui conti dell’ente da parte dei soggetti preposti», cioè dai revisori dei conti.
Poi la vicenda della «busta», un fascicolo contenente circa 1600 euro custoditi in un armadio aperto del Comando che si trovava a Cittiglio, busta che Bezzolato avrebbe consegnato al sindaco Gianpietro Ballardin (ai tempi presidente pro tempore dell’ente) e alla presenza del legale del consorzio di polizia locale per esaudire la richiesta di precisa rendicontazione dei conti dell’ente in qualità di economo dimissionario (dopo il primo arresto nell’estate 2015 venne destituito dal comando). Un fatto, questo, che vede imputato anche Gianpietro Ballardin (falso ideologico in atto pubblico e favoreggiamento) che verrà sentito nelle prossime udienze calendarizzate per aprile.
Un punto su cui lo stesso Bezzolato ha voluto insistere ha riguardato le indagini fatte dalla Finanza che non avrebbero compreso la trasmissione alla Procura dell’insieme degli elementi contabili riferibili alla gestione dell’ufficio comune della polizia locale; il difensore di fiducia, Fabio Margarini, ha spiegato che molti degli episodi contestati nei capi d’imputazione risulta sicuramente prescritto, «ma noi chiederemo certamente l’assoluzione».
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