L’Università dell’Insubria invitata al Palazzo di Vetro dell’ONU per parlare di telemedicina e intelligenza artificiale

Ospite alla XXIII Infopoverty World Conference, il delegato del rettore ai progetti di medicina digitale professor Azzolini ha parlato delle esperienze già in atto, dei vantaggi acquisiti e della necessità di avere finanziamenti costanti

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Da oltre 20 anni si occupa di tecnologia applicata alla medicina. Il Rettore Angelo Tagliabue dell’Università dell’Insubria lo ha nominato delegato per i progetti di medicina digitale e telemedicina. Il professor Claudio Azzolini, già docente di oftalmologia nell’ateneo varesino, è stato ospite relatore della XXIII Infopoverty World Conference che si è tenuta a metà aprile nel palazzo di vetro dell’ONU, sede delle Nazioni Unite a New York. Un evento promosso dall’ ”Observatory on Digital Communication” OCCAM creato dal suo presidente architetto Pierpaolo Saporito e dall’UNESCO, per promuovere l’innovazione tecnologica e l’intelligenza artificiale in vari settori quali agricoltura, fonti energetiche, educazione e medicina.

«Insieme al professor Simone Donati, associato di oftalmologia presso l’Università dell’Insubria, abbiamo organizzato una sessione sull’utilità della telemedicina in vari campi medici, molti dei quali con esperienza diretta e svolti con l’università dell’Insubria – spiega il professor Azzolini – coinvolgendo colleghi da Israele, Spagna, Francia e Stati Uniti esponendo esempi di utilizzo della telemedicina. Si è parlato del ruolo dell’innovazione tecnologica collegata all’intelligenza artificiale con i risvolti di velocità e precisione. Donati ha parlato , infine, del ruolo della piattaforma web Eumeda utilizzata in medicina, contenente database utili a studi clinici per migliorare la qualità delle cure mediche e l’insegnamento».

Il professor Azzolini spiega che sono due i filoni in cui maggiormente la telemedicina porta a vantaggi indiscussi: « Il primo è la condivisione delle cartelle cliniche digitali messe in rete da ospedali, enti di ricerca e università che , in questo modo, possono portare avanti studi, anche nei casi i cui non si abbiano una casistica adeguata. La rete consente di condividere i dati ottenuti in una molteplicità di sedi. Il secondo utilizzo è per la “Second opinion” dove i medici possono condividere informazioni e immagini con colleghi per confrontare le ipotesi diagnostiche-terapeutiche».

Il collegamento da remoto è un’attività che il professor Azzolini sta iniziando, per esempio, con un ospedale in Madagascar: « Abbiamo stretto un accordo per dare assistenza all’equipe di oftalmologia di Andasibe».

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Ci sono diversi esempi di progetti che erano già in essere e che il Covid ha accelerato: « Dall’integrazione ospedale-territorio nelle maculopatie, alla raccolta dati in studi clinici, dai risultati della ricerca del virus SARS-CoV-2 nelle lacrime, alla raccolta dati presso gli aeroporti di Linate e Malpensa durante la vaccinazione del personale, dai fattori di rischio delle malattie croniche allo studio delle malattie genetiche».

L’obiettivo è quello di facilitare la raccolta e la condivisione di dati: « La spirometria, per esempio, oggi è un esame che il paziente può benissimo svolgere casa propria, inviando i dati ai medici che lo hanno in cura. In questo modo si riducono le liste d’attesa in ospedale, garantendo un monitoraggio costante e preciso. Il futuro sarà quello di una continua “esternalizzazione” di esami di base, che i cittadini potranno svolgere in autonomia con il controllo medico da remoto».

« Il punto ancora delicato, e che volevamo toccare a New York – spiega il delegato per la medicina digitale – è l’attenzione pubblica. Dobbiamo riuscire a ottenere il consenso e il supporto del mondo politico e istituzionale. Fino a oggi, ci siamo mossi con finanziamenti mirati ma a singhiozzo, che poi scadevano. Questo è un settore che necessita di programmazione, di investimenti e di tempo per vedere i risultati. Sono condizioni che frenano i decisori. Ma dall’innovazione non si torna indietro: occorre però stabilire procedure, modelli condivisi, risultati. Quattro sono le caratteristiche che dovranno avere i progetti di telemedicina: il facile accesso; la buona qualità delle immagini, la reale messa a terra dei risultati e la praticità per chi li usa».

Nella Convention di New York presso la sede dell’ONU tutti i partecipanti hanno avvallato la convinzione che l’e-Welfare e il trasferimento di conoscenze e tecnologie a tutti coloro che ne hanno bisogno potrebbe essere la principale opzione vincente, in cui l’intelligenza artificiale diventerebbe essere il fattore chiave, se adeguatamente orientata.

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Pubblicato il 09 Maggio 2024
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