Al’ipc Verri di Busto Arsizio ancora problemi: “Io, precaria, aspetto ancora gli stipendi di dicembre e gennaio”
La storia di una delle docenti che l'anno scorso è stata tra i pochi a contestare apertamente il sistema Verri e il blocco di potere amministrativo che ha portato la preside a mettersi in aspettativa: "O pago le bollette o faccio la spesa"

Il nuovo anno scolastico all’ipc Verri di Busto Arsizio non ha portato i cambiamenti sperati. L’Ufficio scolastico regionale non ha nominato il nuovo dirigente scolastico, prolungando la reggenza del professor Cimmino subentrato in corsa lo scorso anno, mentre la direttrice dei servizi generali e amministrativi (dsga), al centro delle polemiche per la sua gestione (pur non essendo emerse responsabilità a suo carico da un’ispezione del ministero), si è messa in aspettativa non retribuita fino a febbraio. Alla fine dello scorso anno scolastico, inoltre, diversi dipendenti del settore amministrativo avevano chiesto il trasferimento. Un fuggi fuggi generale che desta non pochi sospetti.
Il caos dello scorso anno, dunque, non è stato ancora smaltito e prova è il fatto che c’è ancora una professoressa che non ha percepito (ad oggi) gli stipendi di dicembre 2023 e gennaio 2024. A confermarlo è lei stessa che, dopo averci contattato, ci ha raccontato la difficile situazione in cui si trova: «Mi era stato assicurato poco prima di ferragosto dall’attuale reggente che si stava provvedendo a risolvere la mia situazione ma ad oggi mi ritrovo senza cattedra e praticamente senza soldi».
La situazione della professoressa è simile a quella di migliaia di precari in Italia che si ritrovano a dover attendere una chiamata per ricominciare a lavorare: «Forse se ne parla a metà ottobre ma nel frattempo non so più cosa fare. Ho scritto anche al Ministero e fatto una diffida, per ora senza risultati. Devo scegliere se pagare le bollette o fare la spesa e questo non è degno di un paese civile».
Lei è l’ultima vittima rimasta del sistema Verri, una delle poche che lo scorso anno ha avuto il coraggio di andare contro il blocco di potere interno che sembrava inscalfibile da troppi anni, pur essendo tra le figure più a rischio nell’esporsi: «Quello che ho vissuto al Verri, che pure giudico una buona scuola con insegnanti di valore, non lo auguro a nessuno. I soldi per i miei stipendi sono stati versati dal Ministero dell’Istruzione a marzo ma io non li ho ancora ricevuti e ora mi chiedo dove siano finiti, visto che mi è stato detto che “si spera di risolvere il problema”».
I soldi per queste rate il Ministero era pronto a darli tra gennaio e febbraio: «È la scuola che ci ha fatto saltare le emissioni del Ministero non autorizzando gli stipendi nei tempi corretti. A marzo poi sono arrivati i solleciti specifici del ministero dopo le nostre segnalazioni, ignorati anche quelli tanto è che a marzo abbiamo ricevuto solo ottobre e novembre» – spiega la docente.
Stiamo parlando di una cifra che si aggira attorno 3500 euro che sembrano essersi volatilizzati nelle pieghe del bilancio: «L’anno scorso ci siamo trovati in questa situazione in diversi. Per gli altri il problema è stato risolto ma adesso vorrei capire perchè non si sblocca il mio pagamento. Questa vicenda sta ledendo i miei diritti come lavoratrice ma anche i diritti umani».
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