“Tutto questo lo hanno già fatto in Polonia”. I lavoratori di Cassinetta si aspettano il peggio da Beko
La reazione dei lavoratori, dopo l'annuncio della multinazionale turca sul destino delle produzioni di refrigerazione e lavaggi. Il coordinamento nazionale di Fiom, Fim e Uilm proclama uno sciopero nazionale di 4 ore entro il 20 novembre
«Il momento più brutto non è stato l’annuncio di ieri, ma quando il 5 settembre scorso, in una riunione che non c’entrava nulla con il piano industriale, hanno reso pubblico il taglio di due stabilimenti in Polonia. In quel momento abbiamo capito che i turchi di Beko sarebbero arrivati a tagliare anche qui da noi».
Alberto e Ludovico lavorano nel sito di Cassinetta di Biandronno da oltre 30 anni. Sono in vista della pensione e sperano che la multinazionale turca prepari uno scivolo per arrivare al meritato pensionamento.
Usiamo due nomi di fantasia perché hanno paura di essere licenziati. «Questi non ci pensano due volte – dice Ludovico – Ha visto come si sono comportati al ministero? Come se il taglio di tre stabilimenti fosse una cosa normale. Quando sono arrivati a Cassinetta, hanno fatto smontare gli elettrodomestici fino all’ultima vite per quantificare i costi di ogni prodotto. Le produzioni che taglieranno in Italia, a cominciare dai frigoriferi da incasso, secondo me finiranno in Romania, dove il lavoro costa meno che in Polonia».
«Mantengono le produzioni tecnologicamente avanzate come quella dei microonde e più in generale il cooking -aggiunge Alberto – perché loro non le hanno e servono per il mercato interno».
Mentre Ludovico e Alberto parlano, c’è il blocco della portineria centrale da parte dei lavoratori. Una lunga coda di camion si forma in entrata. Tra gli operai, arrivati di buonora all’ingresso principale dello stabilimento di Cassinetta, si avverte una forte preoccupazione. La decisione dei rappresentanti sindacali di Fiom, Fim e Uilm di proclamare lo sciopero e convocare l’assemblea su ogni turno riporta un clima di razionalità.
Che questa sia una partita importante per la provincia di Varese, lo dimostrano le tante presenze al cancello principale. Con i lavoratori ci sono i segretari confederali Stefania Filetti della Cgil, Daniele Magon della Cisl dei Laghi e Antonio Massafra della Uil, i segretari provinciali dei metalmeccanici e la rsu rappresentata da Tiziano Franceschetti (Fim Cisl dei Laghi), Chiara Cola (Uilm) e Luciano Frontera (Fiom Cgil). Dopo l’annuncio della multinazionale turca, immediata è stata la reazione dei politici, con gli interventi del senatore Alessandro Alfieri e della deputata Maria Cecilia Guerra, componenti della segreteria nazionale del Partito Democratico, e del deputato di Fratelli d’Italia Andrea Pellicini.
Sul caso Beko si è levata anche la voce dei sindaci a cominciare da quello di Biandronno Massimo Porotti a cui si è aggiunto anche il sindaco di Varese Davide Galimberti che ha invitato Confindustria Varese e i sindacati al prossimo Consiglio comunale chiamato ad approvare una mozione.
Nel frattempo, si alternano nella mensa Gemini le assemblee dei lavoratori per ogni turno. Il tema al centro di ogni discussione sono gli scenari che Beko Europe ha presentato al Mimit. «L’azienda in quell’incontro non ha presentato alcun piano industriale – dice Tiziano Franceschetti della segreteria Fim Cisl dei Laghi – prospettando tagli senza un piano complessivo». È un punto centrale quello sollevato dalla rsu. È dunque legittimo che il sindacato di categoria si aspetti che al tavolo del ministero l’azienda porti il piano industriale per poter valutare le ricadute sull’intero gruppo industriale. «Ci è stata data un’informativa rispetto all’andamento di mercato e alle criticità del settore, cose che noi sapevamo già» aggiunge Gennaro Aloisio, segretario provinciale Fim Cisl dei Laghi.
Beko Europe ha ritenuto i settori della refrigerazione e del lavaggio poco redditizi e pertanto destinati con molta probabilità alla chiusura. «Questo scenario – sottolinea Luciano Frontera della Fiom Cgil – mette a rischio migliaia di posti di lavoro, perché oltre al sito di Cassinetta, Siena e Comunanza, c’è la parte dell’indotto. Le ricadute sono più ampie di quelle prospettate».
È dal 25 giugno scorso che il sindacato di metalmeccanici chiede un piano industriale all’azienda. Richiesta fino a oggi rimasta inascoltata. «Per noi il piano industriale è l’abc, la base. Non si può saltare questo passaggio perché significa ignorare sviluppo e continuità per il sito di Cassinetta e le altre fabbriche coinvolte» dice Chiara Cola della Uilm.
Il sindacato fa leva sulla responsabilità sociale e imprenditoriale dell’azienda, sperando forse che nel prossimo incontro al ministero, previsto per mercoledì 20 novembre, Beko presenti uno straccio di piano industriale. Prima di quella data il coordinamento nazionale di Fiom, Fim e Uilm ha proclamato uno sciopero nazionale di 4 ore per fare ulteriore pressione.
Fabio Dell’Angelo, segretario della Uilm Altomilanese, si augura che almeno ci sia una previsione sul mantenimento dell’occupazione e del sito industriale. «E poi c’è la parte che deve fare il Governo, perché attivata la Golden power, vogliamo capire quali saranno le misure messe in atto per tutelare le produzioni italiane» chiude perentorio il sindacalista.
Beko: in Italia a rischio tre stabilimenti tra cui quello di Cassinetta
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