“Quando siamo partiti nel 2010 nessun si aspettava il cambiamento epocale che avrebbe portato il 112Nue”

Quindici anni fa a capo della centrale 118 di Varese c'era Guido Garzena. Fu lui a gestire l'avvio del numero unico dell'emergenza, una rivoluzione di cui, allora, potevano solo intuire la portata

«Quando siamo partiti, nel 2010, nessuno immaginava quale cambiamento epocale sarebbe avvenuto nel soccorso in emergenza. È stata una rivoluzione che ha messo insieme i diversi sistemi e modelli unendo sanitario e sociale». Il ricordo del dottor Guido Garzena è ancora molto vivo. Fu lui, allora direttore della centrale del 118 di Varese, a gestire l’avvio della centrale 112 Numero unico dell’emergenza.

«Ero da un anno alla guida della centrale 118 – ricorda Garzena – avevo a che fare con i classici problemi legati alla carenza di personale, copertura dei turni, ecc.. quando, a un convegno a Lecco dedicato al 118, i colleghi delle altre centrali commentarono le voci del possibile avvio di questa centrale proprio a Varese. Poi la cosa divenne ufficiale, mi convocò l’allora direttore di Areu Alberto Zoli e iniziarono le riunioni preparatorie, alla presenza anche del Dg dell’azienda ospedaliera varesina Walter Bergamaschi».

A dettare il ritmo del lavoro furono gli informatici di Areu: « La tecnologia ha indirizzato l’organizzazione – ricorda ancora l’ex direttore di 118 e 112 Nue – ci costrinse a metterci in gioco, uscire dalla comfort zone. La resistenza al cambiamento è nella nostra natura ma alla mia squadra non si diede tempo per soppesare le novità. E poi il clima era quello della novità, ci sentivamo protagonisti di un’evoluzione di cui non avevamo chiari i contorni».

alberto zoli direttore areu 118 guido garzena

( Nella foto il dottor Zoli e il dottor Garzena)

La prima centrale operativa, partita alle 14.30 del 21 giugno 2010, era composta da personale misto: sia infermieri della centrale di Varese del 118 sia personale del 112: « A coordinare tutti fu chiamato il responsabile del 118» ricorda ancora Guido Garzena che non dimentica certo le difficoltà iniziali, le critiche degli utenti che reputavano il doppio passaggio uno spreco di tempo : « Andavamo avanti con verifiche ogni sei mesi. Calcolavamo, i risultati, le criticità, le novità».

Poi il sistema è entrato a regime giusto il tempo per gestire la pandemia del Covid: « Ho diretto la centrale durante la prima e la seconda ondata – ricorda Garzena – È stata un’esperienza che non si può scordare. Il sistema sanitario era in gravissima difficoltà ( soprattutto nella Bergamascha territorio servito dl 112 NUE di Varese). Gli operatori rimanevano al telefono minuti interminabili per sostenere chi chiamava, in attesa di passare la chiamata. Attese lunghissime a cui il nostro personale ha dato supporto, sostegno ascoltando la gente che aveva paura, stava male… ».

Oggi il dottor Garzena è impegnato in un altro servizio ma gli anni passati alla centrale 118 e 112 di Varese rimangono scalfiti nella memoria: « Ci abbiamo messo impegno, passione, entusiasmo per una cosa che intuivamo fosse rivoluzionaria ma non sapevamo dove ci avrebbe portato. Anche la tecnologia non era quella di oggi. Eravamo all’inizio dell’era degli smartphone, del digitale. Abbiamo affrontato la novità mettendoci davvero in gioco. E, una volta ottenuti i risultati, sono partito, insieme ai miei collaboratori, per andare a formare il personale di altre centrali: a Como, a Lecco, Monza Brianza, Bergamo… e poi in Sicilia, Friuli, Lazio».

Da allora gli operatori lombardi non si sono più fermati: mancano solo 5 regioni per avere il servizio 112 Nue in tutto il paese. Sono passati 15 anni e quella rivoluzione partita nella centrale ai piedi del monoblocco dell’ospedale di Varese ha cambiato il soccorso nel paese.

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 11 Febbraio 2025
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