Processo Casti Group, chiesta a Varese dalle difese l’assoluzione per gli imputati
Nelle arringhe difensive i legali hanno fatto emergere il ruolo di “dominus“ del patron del gruppo, Gianfranco Castiglioni. Le parti civili concordato invece con le richieste del pubblico ministero che ipotizza la responsabilità penale

Da una parte, un’accusa pesante: una maxi evasione fiscale per fatture inesistenti dell’ammontare di 1,4 miliardi di euro, con pene richieste per quelle condotte che complessivamente sfiorano il mezzo secolo (contestata anche la bancarotta, ma decaduta l’accusa di associazione per delinquere). Dall’altra, un gruppo industriale tra i più grandi d’Italia, che però seguiva logiche di potere non già familiari, ma addirittura squisitamente padronali, dove l’unico dominus era Gianfranco Castiglioni, descritto dalle stesse difese dei figli, imputati a vario titolo, come il «patron» della Casti Group.
Dopo l’arringa dell’accusa, è stato il giorno dell’avvocatura, divisa tra parti civili e difese. Le prime, ovvero Casti Spa e Corimec (società del gruppo), ammesse alla costituzione di parte civile, hanno chiesto provvisionali per i danni economici subiti e si sono allineate alla richiesta della Pm Marialina Contaldo. La prosecuzione della lunga giornata, dalle 9 fino al pomeriggio inoltrato, è stata affidata ai difensori degli imputati, che hanno chiesto praticamente in toto l’assoluzione.
I legali dei figli di Castiglioni (Davide e Claudio M.) hanno insistito sul ruolo centrale della figura paterna, che avrebbe mantenuto il potere decisionale, delegando ai discendenti solo compiti marginali e di facciata. Stessa linea per Affri, altra imputata principale, che il difensore ha descritto come una semplice «segretaria d’azienda», «assoggettata al capo» e meritevole, in caso di condanna, del minimo della pena. Assoluzione richiesta anche per il presidente del CdA.
Infine, la posizione dei sindaci è stata affrontata dall’avvocato Alberto Zanzi, che ha sottolineato come fosse impossibile, nell’ambito delle loro funzioni, prevedere ciò che la Guardia di Finanza ha scoperto. Il legale ha riassunto così la questione: «Se gli investigatori hanno impiegato tre anni per ricostruire il tutto, come potevano i sindaci accorgersi di quel sistema e quindi collaborare nelle bancarotte con condotte omissive?».
A fronte di queste considerazioni, sono state chieste assoluzioni con la più ampia formula. Né il pubblico ministero né le parti civili hanno manifestato intenzione di replicare. La prossima udienza, in cui il Collegio giudicante (presieduto da Tacconi, con Buffa e Basile a latere) si pronuncerà, è fissata per il primo luglio alle 12.
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