Altro processo a Varese per la truffa del pellet, la coda in tribunale: “Vogliamo andare avanti“
Folla di persone offese per uno dei tanti procedimenti che stanno arrivando nella fase dibattimentale dopo le tante denunce presentate
Le udienze pre-dibattimentali sono il momento in cui, per alcuni reati, le nuove norme prevedono una sorta di “filtro“ nei confronti delle persone offese, di fatto per accertare che esse intendano procedere, cioè non ritirare la querela, che costituisce la base procedurale per avviare il processo.
Dei 58 che anni fa denunciarono di essere stati truffati dopo aver versato anticipi per l’acquisto di pellet da stufa a prezzi concorrenziali — pagato, dunque, prima della ricezione del prodotto, ma mai ricevuto — solo otto hanno deciso di ritirare la querela.
«No no, signor giudice, vogliamo andare avanti», ha dichiarato la maggioranza dei truffati, tutti in fila davanti al giudice monocratico (nella foto) , che, una volta ascoltate le parti offese, ha disposto la prossima udienza per il 24 giugno.
Si tratta di persone che hanno perso migliaia di euro, molte delle quali cercavano soluzioni più economiche dopo il caro-gas e la necessità di passare a fonti energetiche alternative.
Proprio quelle forniture sospette di pellet a prezzi concorrenziali, per le quali è già in corso un processo a Varese, e dalle quali con certezza deriveranno ulteriori denunce e forse nuovi procedimenti penali a carico degli imputati — in tutto cinque persone — già indagate anche per appropriazione indebita.
Il primo filone processuale, la cui ultima udienza si è tenuta a febbraio, riguardava vendite di pellet anteriori alla crisi energetica, quindi nel 2019. I fatti contestati nel procedimento discusso martedì in tribunale davanti al giudice monocratico Andrea Crema, invece, risalirebbero agli anni successivi, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha comportato sanzioni alla Russia e le relative ritorsioni economiche nei confronti degli Stati membri dell’Unione Europea.
Riflessi evidenti nelle scelte di molti cittadini che, però, secondo quanto da loro denunciato, sarebbero caduti nella trappola di venditori senza scrupoli (che vanno comunque considerati innocenti fino a prova contraria).
La palla ora passa al tribunale, che dovrà decidere se unificare o meno i procedimenti in corso.
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