Difficoltà organizzative ed eccellenze mediche: la sanità di Varese giudicata dai lettori

Al giornale arrivano spesso lettere che descrivono esperienze negative o positive nei presidi ospedalieri. Riportiamo alcune situazioni particolari che rendono la grande complessità della situazione

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La sanità varesina è spesso al centro delle lettere dei nostri lettori. Racconti di situazioni positive, ringraziamenti per la professionalità e l’umanità dei professionisti, ma anche problemi legati al sistema, al percorso di cura, alla presa in carico. Proponiamo alcune storie, raccolte negli ultimi giorni, per mostrare l’eterogeneità delle domande, delle aspettative e dei giudizi al termine di esperienze con la sanità varesina.

Il mistero dell’agenda del call center

Ci sono storie sconcertanti come quella che racconta Milena L. che prendono in considerazione l’accesso alle cure. Racconta il tentativo di prenotare una visita reumatologica ( prima visita) presso l’ambulatorio di osteoporosi.

Una prima chiamata fila liscio: chi risponde, dopo aver raccolto i dati, fissa un appuntamento per il 4 giugno a Varese. Cade però la linea telefonica. Al secondo tentativo, la centralinista del call center contesta la ricetta del medico che deve essere rifatta perchè “non è possibile prenotare la dicitura CO ambulatorio osteoporosi”. Milena richiede una nuova ricetta al suo curante e nel pomeriggio ritenta la prenotazione che, però, non va a buon fine: « “ è possibile a Busto” ma io rispondo che gradirei farla a Varese e il centralino spiega “guardi a Varese c’è disponibilità l’anno prossimo, ma al momento non c’è aperta l’Agenda”».

In 4 ore, dunque, si passa da una possibilità a giugno a un rinvio indefinito al 2026. Il commento amaro della lettrice «Io fortunatamente ma ingiustamente risolverò la situazione rivolgendomi alla sanità privata e ringrazio il cielo di poterlo fare …ma chi non può?».

Due esperienze difficili vengono invece raccontate da Hemanuel e da Andrea sul pronto soccorso di Varese.

Il primo caso riguarda un paziente anziano e oncologico che trascorre 14 ore su una sedia del PS. Il suo arrivo su indicazione dei curanti per dei valori ematici molto sballati: « Appena arrivato, dopo le domande di rito al triage, è stato sottoposto solo a un elettrocardiogramma. Gli esami del sangue, fondamentali vista la sua condizione, sono stati eseguiti solo ore dopo».

Il lettore scrive indignato: « una persona anziana, fragile, con patologia oncologica e invalidità riconosciuta, non può essere trattata in questo modo. Siamo amareggiati e indignati, e sentiamo il dovere civile di dare voce a un’esperienza che non dovrebbe accadere in un Paese che si definisce civile e che si pregia di avere un sistema sanitario pubblico».

Lo sfogo, sottolinea più volte chi scrive, non è indirizzato al personale che «sappiamo essere spesso costretto a operare in condizioni estreme e sotto organico».

Non c’è la chirurgia della mano

Parla invece di trattamento inadeguato Andrea che si è rivolto al PS in seguito a un incidente avvenuto durante l’attività sportiva: « Dopo ore di attesa alle 5 del mattino sono stato chiamato a fare la lastra dalla quale mi è stata individuata una frattura ad un dito della mano destra. Alla presentazione del referto che voglio precisare, non sottoposto alla visione di uno specialista, il dottore si è limitato a preventivarmi  la possibilità di una operazione chirurgica, da fare altrove perché a Varese non è presente la Chirurgia della mano. Dopo una manovra di riallineamento e una steccatura minimale,  dopo ben 7 ore sono stato dimesso senza un parere di uno specialista sentendomi dire che devo provvedere per mio conto a trovare un posto che mi visiti ed eventualmente valuti come procedere e perdipiù senza lastre ». Andrea chiede «un servizio sanitario pubblico efficiente, rispettoso e realmente a servizio della collettività».

Un brutto incidente domestico curato con attenzione e professionalità

È, infine, del tutto positiva e incoraggiante la testimonianza di Antonio che racconta la sua lunga esperienza dovuta a un grave incidente domestico. Il lettore elogia l’alta qualificazione dei traumatologi, l’efficacia delle tecniche chirurgiche all’avanguardia e la qualità del percorso di riabilitazione, ringraziando medici, infermieri e fisioterapisti che lo hanno seguito con competenza e umanità.

« Questa testimonianza non vuole affatto negare le difficoltà che – lo sappiamo bene – toccano la sanità del nostro paese – commenta Antonio – È indispensabile, però, anche valorizzare quelle eccellenze che nel comparto pubblico sussistono. Perché tutti insieme, noi cittadini, gli amministratori degli enti locali, la classe politica e quella imprenditoriale a 360 gradi, il sistema mediatico, dobbiamo “prenderci cura di chi si prende cura di noi”, quale impegno cui ci richiama anche la fondazione Il Circolo della Bontà con la sua attività a favore degli ospedali del nostro territorio».

I casi raccontati sono storie diverse, un piccolo spaccato della complessa quotidianità che si vive e affronta nei presidi ospedalieri. Decine e decine di casi non vengono raccontati perchè va tutto bene, altre lasciano il segno a volte perchè percepite e spiegate in modo insoddisfacente.
Una migliore comunicazione, forse, potrebbe evitare alcune incomprensioni e rendere le esperienze meno difficili.

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Pubblicato il 30 Maggio 2025
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