Inizia il processo ai 143 accusati di far parte del sistema mafioso lombardo
L'imponente inchiesta portata avanti dalla Dda con i Carabinieri di Varese e Milano è approdata in tribunale a Milano
Ha preso il via martedì nell’aula bunker del carcere di Opera il maxi processo nei confronti di 143 imputati coinvolti nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano, denominata Hydra. L’indagine era nata dal lavoro del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Varese sulla locale di ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo e Legnano, nel 2019, per poi allargarsi all’area milanese.
Il grande lavoro investigativo, coordinato dal sostituto procuratore Alessandra Cerreti, aveva permesso di far emergere un sistema mafioso a livello lombardo, facendo emergere le connessioni tra il gruppo criminale legato alla famiglia Farao Marincola di Cirò Marina, impiantato da decenni tra la zona di Malpensa e Legnano, con altre famiglie di ‘ndrangheta come gli Iamonte e i Romeo di Melito Porto Salvo e San Luca, gruppi mafiosi siciliani legati a Matteo Messina Denaro, Fidanzati, Rinzivillo e appartenenti al clan camorristico dei Senese attivo a Roma. (qui trovi tutti gli articoli)
L’ipotesi, supportata da 5 mila pagine di ordinanza di custodia cautelare che ricostruiva incontri, affari illeciti e progetti imprenditoriali apparentemente legali, è che le tre organizzazioni collaborassero in una sorta di consorzio che aveva una cassa comune e obiettivi comuni. Il gruppo era attivo nel traffico di sostanze stupefacenti, nell’ambito dell’edilizia grazie alle agevolazioni del superbonus e, durante la pandemia, anche in ambito sanitario nel business dei dispositivi.
Inizialmente la Procura di Milano ha visto rigettare gran parte delle misure cautelari in carcere richieste (il Gip Tommaso Perna ne aveva accolte solo 11 su 156) ma il riesame aveva poi accolto la tesi della Dda e rimesso in piedi l’impianto accusatorio, ritenendolo fondato.
L’udienza preliminare durerà diverse settimane visto l’importante numero di profili da analizzare da parte del giudice, una trentina chiederanno di essere giudicati con rito abbreviato per evitare il dibattimento e ottenere, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena.
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