La nuova Italia al lavoro per l’integrazione dell’Italia che verrà
Arrivano da Costa D’Avorio, Senegal, Marocco. Vivono in Italia da decine di anni e spesso sono già cittadini italiani: è questo l’identikit di molti degli operatori che hanno concluso il corso “Il fenomeno migratorio: politiche di accoglienza ed integrazione”della Prefettura
Arrivano da Costa d’Avorio, Senegal, Marocco. Hanno competenze alte e ricoprono da anni ruoli delicati. Vivono in Italia da decine di anni e spesso sono già cittadini italiani: è questo l’identikit dei mediatori culturali e degli operatori che hanno concluso il corso “Il fenomeno migratorio: politiche di accoglienza ed integrazione”, che si inserisce nel quadro delle iniziative promosse dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2021-2027, con l’obiettivo di favorire un approccio consapevole e strutturato alle dinamiche migratorie. Il progetto, che vede capofila la Prefettura di Varese e come partner la cooperativa Mediazione-Integrazione, coinvolge diversi comuni della provincia, la Prefettura, la Questura e l’ASST Sette Laghi.
«Per la terza edizione, oltre a un aggiornamento sulle leggi dell’immigrazione, abbiamo optato anche per temi come la salute degli immigrati, la violenza di genere e l’approfondimento di alcune culture come quella cinese» ha spiegato Valentina Ameta, presidente e fondatrice della cooperativa Mediazione-Integrazione, che ha sottolineato come quest’anno si sia fatto l’en plein di iscrizioni (erano in 97 su un massimo di 100), anche se all’attestato sono arrivati in 47. La consegna degli attestati è stata seguita personalmente dal Prefetto Salvatore Pasquariello.
E tra gli operatori che hanno a che fare con l’immigrazione, e che hanno raggiunto l’attestato, molti di loro sono nuovi cittadini italiani: come Mami, senegalese, che ha raccontato la sua esperienza con gli sbarchi a fianco della Croce Rossa. Se gli si chiede delle difficoltà, risponde: «Non ne vedo, perché mi va bene fare tutto. Del resto, siamo della Croce Rossa».
Nisrine, nata in Marocco ma in Italia da quando aveva 11 anni («Ho fatto tutte le scuole e l’università in Italia, è più di 22 anni che sono qui…» spiega), aiuta le famiglie e i ragazzini a integrarsi nelle scuole della città o a raccapezzarsi con la burocrazia italiana: «È difficile capire i documenti o spedire domande online in una lingua che non è la tua, per questo li supportiamo».
Lacina arriva dalla Costa d’Avorio e ci racconta che, per lui: «La prima cosa è la passione. Perché con la passione non si vedono le difficoltà, che invece ci sono». È da 11 anni in Italia, e la Croce Rossa è il suo lavoro da quando è arrivato: dopo il corso a Torino, è stato mandato a Tradate e ora vive qui con moglie e figli.
Aziza (che dice con orgoglio: sono marocchina e italiana”) era avvocata nel suo paese. Qui è ormai da 25 anni perito, mediatrice culturale e interprete. Ma quando le si chiede qual è la parte più difficile per chi vive qui e deve essere aiutato dal suo lavoro, risponde: «Questa è una di quelle domande alle quali, in un minuto, non si riesce a rispondere».
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