MV Agusta, la Fiom Cgil lancia l’allarme: “Serve chiarezza sul futuro dell’azienda”
Il sindacato denuncia una situazione critica alla sede della Schiranna: produzione incerta, fornitori non pagati e timori per l’occupazione dopo la chiusura del CRC e la separazione da KTM

Al quartier generale di Mv Agusta alla Schiranna di Varese tornano a farsi sentire le preoccupazioni dei lavoratori. A renderle pubbliche è la Fiom Cgil, con un comunicato stampa che mette in discussione il futuro dell’azienda, nonostante le dichiarazioni ottimistiche diffuse nei mesi scorsi dalla dirigenza.
«Si parla di rilancio, ma nella realtà quotidiana della fabbrica fatichiamo a vederlo», scrive il sindacato dei metalmeccanici della Cgil.
Una denuncia diretta, che si inserisce nel contesto di una produzione che, secondo quanto riportato, «procede a singhiozzo, con materiali mancanti e fornitori non pagati».
Tra le decisioni più controverse c’è la chiusura del CRC di San Marino, storico centro di ricerca e sviluppo, che ha comportato la perdita di professionalità significative. Dei più di 20 addetti impiegati nella struttura, solo 5 avrebbero accettato il trasferimento alla sede varesina. Un dato che, secondo la Fiom, lascia aperta una domanda fondamentale: «Chi svilupperà ora le attività legate ai progetti e prototipi dei futuri modelli MV Agusta?».
Il comunicato solleva anche perplessità sul presente e futuro occupazionale. Con un ammortizzatore sociale ancora aperto e una prospettiva aziendale di riduzione del personale, la Fiom si interroga sulla coerenza tra dichiarazioni pubbliche e realtà interna. «Come pensano di rilanciare l’azienda? Solo con roboanti dichiarazioni o con un piano industriale serio e credibile?». Infine, preoccupano non poco le incognite legate alla separazione da KTM e al futuro assetto proprietario. Art of Mobility ha infatti annunciato la riacquisizione del 100% di MV Agusta, ma secondo la Fiom mancano certezze su eventuali investimenti reali o sul rischio di una futura cessione, magari a gruppi come QJ Motor, che potrebbe avere ripercussioni sull’occupazione e sulla permanenza della produzione a Varese.
Le parole non bastano più e la Fiom Cgil chiede un confronto concreto e un piano industriale credibile.
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