Omicidio Limido, in aula a Varese i testimoni del giorno di sangue
La difesa di Marco Manfrinati ha chiesto la perizia psichiatrica per la capacità di intendere e di volere al momento dei fatti, deciderà la corte
Al processo contro Marco Manfrinati, per l’omicidio del suocero Fabio Limido e il tentato omicidio della moglie Lavinia Limido, è il giorno dei testimoni dei fatti. Una giornata anche tesa, tra il carico emotivo della ricostruzione del momento dell’omicidio e un intervento dell’imputato (a microfono spento).
La difesa di Manfrinati ha nuovamente richiesto una perizia psichiatrica (già respinta una volta in sede di Udienza Preliminare) per valutare la capacità di intendere e di volere dell’uomo al momento dei fatti. Alla richiesta avanzata oggi dal difensore, Fabrizio Busignani, si sono opposti il pm e anche il legale di parte civile delle vittime, Fabio Ambrosetti: la Corte si è riservata di decidere su questo punto.
In aula a Varese saranno ascoltati ben 79 testimoni, si è partiti dal ragazzo – vicino di casa – che ha tentato di intervenire in difesa di Lavinia, insieme al padre di lei, Fabio Limido, che aveva in mano una mazza da golf. Sono le prime testimonianze che consentiranno di ricostruire nel complesso quanto accaduto nella strada residenziale teatro dell’omicidio e del tentato omicidio.
Marco Manfrinati ha seguito l’udienza a fianco del suo difensore, ma c’è stato un momento in cui ha preso la parola (a microfono spento), replicando a una testimonianza che riferiva delle lacrime di Lavinia quando riceveva telefonate da lui. «È quello che succede ai rapitori di bambini» ha detto Manfrinati, subito zittito dal presidente.
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