Dalla Ranger ad Assui: storia delle caricature dei giocatori della Pallacanestro Varese
La società biancorossa compie 80 anni. La omaggiamo con una curiosità: un viaggio tra le magliette che hanno celebrato alcune squadre e alcuni giocatori in modo originale
La Pallacanestro Varese compie 80 anni. La società biancorossa, il club più importante e seguito della nostra provincia, è infatti nato il 1° agosto del 1945, curiosamente a due giorni di distanza da uno dei quotidiani – “Tuttosport” – che ne hanno raccontato e ne raccontano le gesta. Tempi di rinascita e vivacità, a pochi mesi dalla fine della guerra in cui furono gettate le basi di una “impresa sportiva” (per citare lo slogan vincente che accompagnò il decimo tricolore) capace di portare in città cinque Coppe dei Campioni, il record – forse imbattibile – delle dieci finali consecutive nella massima competizione europea, dieci scudetti e tanto altro ancora.
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Riassumere quelle vittorie, rifare il nome dei tantissimi campioni che hanno vestito questa maglia è esercizio da un lato poco utile, dall’altro ridondante. Per celebrare l’ottantesimo abbiamo scelto una storia minore ma significativa e inedita, quella delle magliette ornate con la caricatura dei giocatori e indossate dai tifosi. Quando si dice, avere la Pallacanestro Varese sulla pelle. Buona lettura.
Negli anni Ottanta in Italia era possibile acquistare solo pochissime canotte della NBA, quelle indossate dalle superstar di allora. Nello stesso periodo però dagli USA arrivavano anche le t-shirt dedicate ai campioni che venivano ritratti sottoforma di caricatura: le magliette con il volto sorridente di Magic Johnson, con la zazzera bionda di Larry Bird, con i “Bad Boys” di Detroit erano molto gettonate tra gli appassionati oltre che più a buon prezzo rispetto alle canotte da gara.
Nacque allora – anche in Italia – un filone del merchandising legato al basket che periodicamente torna a far parlare di sé, anche in casa Openjobmetis. Questa estate “Il basket siamo noi” ha messo in vendita le t-shirt della serie “Cresciuti con la maglia, forti per Varese” dedicate a Matteo Librizzi e a Elisee Assui: il primo è ritratto nei panni di “Capitan Varese” visto il ruolo che ha all’interno della squadra, il secondo invece è diventato “Super Eli” ancor prima di vincere uno storico oro europeo con la Nazionale under 20.
Librizzi e Assui sono però gli ultimi giocatori biancorossi raffigurati in caricatura su una maglietta. La Pallacanestro Varese d’altronde è stata all’avanguardia nel mondo del marketing e della comunicazione (basti pensare a cosa rappresentò il “Due Punti”, l’house organ patinato distribuito al palazzetto…) e oltre trent’anni fa scelse questa tipologia di merchandising. A finire sul cotone indossato dai tifosi fu – per prima se ben ricordiamo – la mitica Ranger che raggiunse la finale scudetto nel 1990. Un epilogo assai sfortunato visto il gravissimo infortunio al ginocchio per capitan Meo Sacchetti che favorì l’avversaria di turno, la Scavolini Pesaro. Proprio uno di quei giocatori, Max Ferraiuolo, ci ha inviato l’immagine di una maglietta – firmata dal disegnatore Corona – custodita gelosamente nel guardaroba “speciale”. Ci sono coach Sacco che abbraccia la “rana” Frank Johnson, Corny Thompson che fa girare il pallone sul dito e tutti gli altri protagonisti di quel campionato (eccetto il funambolico Wes Matthews, squalificato e “tagliato” in favore di Johnson).

Poi toccò – una tantum – a Gianmarco Pozzecco quando la squadra era sponsorizzata Cagiva, finire su una t-shirt celebrativa. La cosa nacque dopo un Varese-Fortitudo: il Poz affrontava un ex giocatore NBA, anche abbastanza quotato, Erik Murdock. Il confronto stuzzicò la “Mosca Atomica” che nel match del 5 gennaio ’96 trascinò i biancorossi con 25 punti e 9 assist e concluse la prestazione esclamando «Nobody can defense on me» (con errore grammaticale: defense al posto di defend). Uno slogan che venne stampato sul retro di una maglietta mentre sul fronte c’era proprio la caricatura del Poz.
I tratti fumettistici vennero quindi ripresi in epoca Roosters ma questa volta solo a livello di logo, con il celebre gallo da combattimento (disegnato dal trentino Moreno Chisté) che caratterizzò lo scudetto del ’99 e l’annata successiva, quando venne apposto sulle canotte di gioco. Per ritrovare però gli atleti caricaturizzati bisogna ricorre alla stagione 2003-2004: fu lo sponsor Metis a distribuire magliette con i disegni dei giocatori (da Andrea Meneghin a Tyron Nesby) ai tifosi biancorossi. L’iniziativa era legata al sostegno a Emergency, il cui logo compariva sul davanti della t-shirt insieme al marchio Metis, alla stella, al numero del giocatore e allo stemma societario (la caricatura – disegnatore Martellini – invece era sulla schiena).

Una scelta che venne ripetuta nel 2009 al termine del campionato vinto in Serie A2: per festeggiare quel risultato dopo un solo anno di “purgatorio”, coach Pillastrini e i suoi uomini – c’erano Childress e Dickens, Nikagbatse e Galanda – finirono sulle magliette celebrative grazie al coinvolgimento del Triple, il negozio di Masnago specializzato in scarpe e abbigliamento da basket. A coordinare il lavoro – la matita è quella di Vincenzo Sirianni – fu Marco Zamberletti di Pallacanestro Varese cui dobbiamo la foto della maglietta. Curiosamente su quelle magliette è riportato il motto “Il basket siamo noi” che deriva da un vecchio coro dei Boys Varese e che solo anni dopo diede il nome al trust attuale.
Da allora la società biancorossa ha prodotto alcuni capi speciali ma senza più ricorrere alle caricature fino allo scorso anno: ricordiamo ad esempio la maglia di Marylin Monroe con la canotta di Polonara (ne furono vendute a centinaia, raccontano dal Triple), quella per il ritorno da coach di Pozzecco o quella del Basket siamo noi dedicata a Luis Scola.
Poi, con l’arrivo alla Openjobmetis di Nico Mannion è stato ancora il trust ad adottare la scelta della caricatura: con il Red Mamba andò molto bene a livello di vendite (un migliaio di capi!) e bene a livello di risultati sul campo (salvezza nel 2023-24) prima dell’addio – maldigerito dai tifosi – in direzione Milano.
Ora tocca ai due giovani varesini (oltre un centinaio di maglie vendute per ciascun modello) che, ormai, sono a tutti gli effetti due colonne portanti della Openjobmetis, Librizzi e Assui. Dedicate anche ai loro coetanei, la nuova leva di una tifoseria che da ottant’anni non smette di amare la Pallacanestro Varese.
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