Le piante del Varesotto infestate dall’ifantria americana: come intervenire
L'agronomo di Orticola Varese Fabrizio Ballerio parla del lepidottero che si sta diffondendo in questi giorni. Visibile soprattutto nel basso Varesotto ma non risparmia gli alberi di tutta la provincia. I pericoli e gli interventi consigliati
È un insetto esotico proveniente dal Nord America, arrivato nel Varesotto alla fine degli anni ’80. È innocuo per uomini e animali ma dannoso per le piante. La sua presenza è facilmente riconoscibile per i vistosi nidi sericei che avvolgono le chiome di molte piante, circa 200 diverse specie.
Le gatte pelose sono le larve dell’ifantria
Parliamo dell’ifantria che sta vivendo la seconda generazione dopo quella di giugno: « A differenza della popilia, si riproduce due volte all’anno e depone fino a 600 uova per volta– spiega Fabrizio Ballerio agronomo dell’Associazione Oreticola varesina – In questo momento, soprattutto gli alberi del basso Varesotto, ma se ne vedono un po’ ovunque, sono infestati dalle larve che, in gergo, vengono chiamate gatte pelose. A causa di un giugno particolarmente caldo, entrambe le generazioni sono state ben visibili e hanno provocato danni».
La riproduzione
Gli adulti sfarfallano in primavera inoltrata, dalla fine di aprile a tutto maggio. Le femmine depongono un elevato numero di uova sulla pagina inferiore delle foglie delle piante ospiti.
Le larve nelle prime età sono gregarie, rodono le foglie e tessono tele con le quali raggruppano germogli e foglie. Dalla quinta-sesta età in poi si disperdono sulle piante e defogliano voracemente le piante ospiti, fino a completo sviluppo. Una volta raggiunta la maturità tra la fine di giugno e inizio luglio, si rifugiano in anfrattuosità corticali o in altre tipologie di ricovero e lì si incrisalidano. Dopo 10-15 giorni circa emergono nuovi adulti che si accoppiano, depongono nuove uova e danno origine alla seconda generazione di larve, più dannosa della prima. Le nuove larve si nutrono fino a metà di settembre circa, dopodiché cercano anfratti dove incrisalidarsi e passare l’inverno.
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Come intervenire
Rispetto alla divoratrice popilia, però, l’ifantria crea meno preoccupazione: « Mangiano le foglie e il rischio è quello di scheletrizzare l’albero – commenta ancora l’agronomo – Non sono previsti trattamenti nei parchi pubblici, mentre un privato può intervenire sia tagliando e bruciando i rami infestati, sia utilizzando trattamenti biologici come il “Bacillus thuringensis”, innocuo per persone e animali, disponibile in commercio: questo è un batterio che fa morire le larve».
La risposta della Natura
Arrivata alla fine degli anni ’80 nel Varesotto, conobbe un boom nei primi anni ’90: « Poi scomparve – ricorda Ballerio – Questo è un fenomeno naturale: l’insetto esotico arriva e si diffonde nel nuovo territorio perchè non ha antagonisti. Poi la situazione si bilancia naturalmente: intervengono predatori che possono essere altri insetti o gli uccelli che si cibano delle larve. Da due o tre anni assistiamo al ritorno massivo dell’ifantria. Quest’anno è stato particolare perchè, con il giugno molto caldo, entrambe le generazioni sono state evidenti. Gli effetti, ribadisco, sono soprattutto estetici anche se le piante ne escono indebolite».
L’infestazione delle piante, cominciata dopo ferragosto, durerà almeno fino a metà settembre.
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