“Una tesi in Groenlandia ha cambiato la mia vita”
Paolo Sardella, classe 1996, racconta la sua scelta di partire, in piena pandemia, per la Danimarca: gli studi, le opportunità, un lavoro e tante aspettative per un futuro tutto da costruire nel paese nordico

Da Varese a Copenaghen, alla ricerca di stimoli e di un futuro stabile e ricco di soddisfazioni. Paolo Sardella, classe 1996, è uno dei tanti varesini all’estero di cui stiamo raccontando le vite e le “imprese”.
Partito per la Danimarca in piena pandemia, nel 2020, oggi lavora nella capitale danese con un ruolo di responsabilità, una casa in centro e tanti progetti per il futuro. Gli mancano le montagne, gli affetti, i laghi (praticava canottaggio sul lago di Varese quando abitava in Italia), ma sulla sua scelta è sicuro: è stata la migliore possibile.
Ecco il suo racconto
Mi chiamo Paolo, nato a Varese nel 1996 e cresciuto sul lago.
Ho frequentato tutte le scuole a Gavirate, dove ero anche dedito a praticare canottaggio agonistico. Lo sport combinato allo studio mi ha permesso di raggiungere livelli agonistici soddisfacenti, sia con titoli nazionali che europei, e viceversa finendo l’educazione superiore CAT (ex geometra) a pieni voti.
Nonostante una professione alla mano, decisi che l’università faceva per me e così iniziai un’impegnativa triennale in Ingegneria Energetica al Politecnico di Milano, che mi portò a lavorare in Bosch Italia come tirocinante durante il periodo di tesi. Dopo la laurea ottenni anche un contratto di apprendistato in un’altra azienda in provincia di Como, ma in generale le prospettive lavorative erano deprimenti. Stipendi bassi, tante ore di lavoro, poca vita privata e impossibilità di permettersi un alloggio lontano dai genitori.
Capii che volevo specializzarmi ulteriormente con una magistrale e che però non doveva essere in Italia. Decisi così di raffinare il mio inglese e fare applicazione alle università scandinave che in breve tempo mi diedero tutte risposte positive. Finalmente, armato di coraggio, risparmi e tanta speranza nell’Agosto del 2020, l’anno di piena pandemia, mi trasferii a Copenhagen in Danimarca.
La prima settimana fu un trauma, nonostante le tante attrazioni in città, sapevo che questa volta non era una vacanza e che non avevo un biglietto di ritorno. L’inverno era buio e freddo, soprattutto quando bisognava spostarsi in bicicletta, ma il senso di adattamento e i nuovi amici mi hanno permesso di trovare uno spazio familiare. Passata l’ondata dei coprifuoco, e finiti i risparmi, riuscii a trovare un lavoro studentesco e con esso arrivò anche il sostegno finanziario dello stato (si perché la Danimarca ti paga uno stipendio se sei studente), che mi permise di essere completamente autosufficiente.
I due anni successivi furono dei più belli della mia vita. Caratterizzati da un senso di affermazione di me stesso, di libertà e di speranza per il futuro. L’indirizzo di energie sostenibili e gestionale alla DTU (l’equivalente del politecnico Danese) mi permise di concludere i miei studi con una tesi di laurea in Groenlandia focalizzata sull’agricoltura verticale con tecnologie sostenibili. Un progetto innovativo di 6 mesi che mi lanciò come un trampolino nel mondo del lavoro nordico.
Infatti, il giorno dopo la mia consegna di tesi mi venne offerta la posizione di Project Manager in una delle aziende con cui avevo collaborato. Una posizione inusuale e di responsabilità per un giovane di “soli” 26 anni.
Oggi a 3 anni di distanza, ho una casa di proprietà in città, posso pianificare una famiglia con la mia fidanzata e ho una posizione lavorativa di rilievo in azienda. Mi sento più integrato nel paese grazie ai corsi di lingua e alle amicizie.
Mi mancano tanto i laghi, le montagne, gli amici e il cibo che avevo a casa. La lontananza dalla famiglia è anche un altro grande prezzo da pagare.
Ripenso spesso a come sarebbe stata la mia vita se non me ne fossi andato, ma nonostante tutto trovo sempre che questa scelta di espatrio sia stata la migliore possibile per me.
In un recente articolo abbiamo scritto di come siano oltre 70mila i varesini che si sono trasferiti all’estero. Proprio come con Sofia ci piacerebbe raccontare, per quanto possibile, chi siano, di cosa si occupano e dove si trovano là fuori nel mondo. Se vivete all’estero e vi piacerebbe mettervi in contatto con noi potete compilare questo modulo, vi contatteremo al più presto. Abbiamo anche aperto un gruppo Facebook per tenerci in contatto, lo trovate qui.
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