Il Comitato per la Palestina continua la protesta: “In piazza anche domenica”
Mentre si attende che si dia corso all'accordo di cessate-il-fuoco e allo scambio di prigionieri, non si ferma la mobilitazione anche a Varese
«Non ci fermeremo fino a quando il genocidio non sarà fermato e la Palestina non sarà libera». Con queste parole il Comitato Varesino per la Palestina rilancia la protesta contro l’occupazione.
Dopo il presidio di mercoledì 8 – le “cento piazze” per Gaza – la prossima manifestazione è già fissata per domenica 12 ottobre, sempre in Piazza Montegrappa a Varese.
«Finalmente milioni di persone (anche se non tutti) anche in Italia hanno deciso di dire il loro NO e di pretendere di vivere in un altro modo. Non si sa a cosa porterà questo enorme movimento, ma ormai è chiaro che le piazze danno la linea e le vecchie rappresentanze, ancorate alle armi e alle guerre, dovranno rincorrere e adeguarsi. La scelta che molti hanno fatto è di dare continuità alle azioni dal basso, senza dipendere da pseudo tregue o pseudo piani di pace di governi ormai mostruosi» dicono dal Comitato.
«Nel suo piccolo, Varese si sta dimostrando all’altezza: basta che qualcuno dica “troviamoci in piazza” che le persone accorrono, le istituzioni collaborano, le campagne suonano. A Varese aver dato continuità all’azione ha significato anche “battere le pentole ” ogni domenica sera in piazza, da tre mesi. Le persone vengono ancora, e portano i figli, anche se “non fa più notizia”, perché tutti insieme rispondiamo a un bisogno primordiale: vivere degnamente, anche qui, per restare umani, prima di tutto».
«Invitiamo tutti a tornare in Piazza Montegrappa anche domenica 12 ottobre per unirci fra noi al suono delle campane della Basilica di San Vittore in una protesta pacifica, ma sempre più schierata. Si comincia alle 19:30 (sono previste varie iniziative); faremo rumore dalle 21:00 alle 21:15. Se non potete raggiungerci a Varese vi preghiamo di fare altrettanto nelle vostre piazze: facciamo tutti tutto il rumore possibile battendo su pentole, padelle, coperchi e quant’altro per liberare loro e noi».
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