Il paradosso della parità di genere: rischiare di perdere la certificazione di genere per eccesso di donne. La storia di Telecert Varese
Come ha raccontato il fondatore Fabrizio Lovato nell'intervista di lunedì 13 a Materia d'Impresa, la rubrica di Varesenews che racconta le aziende del territorio, Telecert è un'azienda "al femminile": a parte lui, tutto il team è composto da donne. UN problema al contrario
Telecert, azienda varesina specializzata in sicurezza sul lavoro e sviluppo di applicativi digitali, si trova davanti a una situazione tanto insolita quanto significativa: dopo essere stata la prima società certificata per la parità di genere in provincia di Varese nel 2022 (terza in Lombardia, quattordicesima in Italia), rischia ora di perdere la certificazione proprio per… troppa presenza femminile.
Come ha raccontato il fondatore Fabrizio Lovato nell’intervista di lunedì 13 a Materia d’Impresa, la rubrica di Varesenews che racconta le aziende del territorio, Telecert è infatti un’azienda “al femminile”: a parte lui, tutto il team è composto da donne, tutte professioniste qualificate tra cui ingegneri e geometri, ognuna con responsabilità specifiche. Il problema? Uno dei requisiti della certificazione prevede il confronto tra le buste paga di uomini e donne. Senza buste paga maschili da comparare, il parametro viene a mancare. Un paradosso che testimonia come Telecert abbia davvero creduto nella parità di genere, trasformandola in realtà aziendale concreta.
Dalle origini al cantiere digitale
La storia di Telecert inizia nel 2009, ma l’azienda viene fondata ufficialmente solo nel 2011. Non è nata “a tavolino”, come sottolinea Lovato, ma dalla necessità di risolvere un problema concreto: gestire un cantiere enorme a Milano, quello del centro Vodafone europeo della dimensione di 67.000 metri quadrati, 300 milioni di euro di investimento, e solo due persone – lui e il suo collaboratore – a coordinarlo.
«Il problema era: come gestire tutto questo con risorse così scarse?” ricorda Lovato. La risposta è arrivata dopo settimane di riflessione insieme a Marina Cenzato, definito da Lovato “il pilastro della società”: non era una questione di risorse, ma di organizzazione. E qui nasce la filosofia che ancora oggi guida Telecert: «A ognuno la sua parte». Nel 2009, parlare di lavoro condiviso, smart working e collaborazione da remoto era pionieristico. Lovato e il suo team sviluppano il primo applicativo, chiamato “Cantiere Remoto“, che permette a soggetti distribuiti sul territorio di lavorare sullo stesso progetto in tempo reale. «Se a questo aggiunge anche la mia peculiarità di essere pigro, e che quindi quando riesco a far lavorare gli altri sono molto più felice – scherza Lovato – lì effettivamente si è capito che era nato qualcosa».
Telecert non è una software house tradizionale. Gli applicativi nascono sempre da esigenze concrete, vengono testati ed usati internamente e solo successivamente messi, se è il caso, a disposizione di imprese e professionisti. «Quando funziona per me, parto dal presupposto che funzioni anche per tutti gli altri» spiega Lovato. Uno degli strumenti più importanti è il sistema di controllo della documentazione per la sicurezza. Il problema di partenza: le multinazionali devono controllare decine di imprese esterne (come le aziende di pulizie) e verificare che abbiano tutta la documentazione in regola. «Quando ti mandano dei documenti ti esplode un WeTransfer sulla scrivania con PDF innominabili, e tu diventi pazzo» racconta Lovato.
La soluzione? Un portale digitale che funziona come una “cassettiera”: le imprese caricano i documenti negli spazi appositi, il sistema avvisa quando scadono (visite mediche, formazioni da rinnovare), e tutto viene verificato centralmente. Ogni azienda riceve anche un QR code da condividere con altri clienti, che mostra i documenti già controllati. «Alcuni dei nostri clienti ormai hanno dimenticato il loro archivio e usano solo quello digitale» conferma Lovato.

La vera sfida: cambiare approccio alla sicurezza
«Occuparci delle cose vere» così risponde Lovato quando gli si chiede quale sia la sfida più grande nel settore della sicurezza sul lavoro. «Purtroppo si parla tanto e si fa poco. Conosciamo tutti i problemi, tutte le discussioni, ma continuiamo a fare le stesse cose e ad avere gli stessi risultati». Il problema, secondo Lovato, non è la mancanza di norme – che sono, anzi, troppe e spesso ridondanti – ma il fatto che «Le norme sono carta finché non diventano un essere umano che le applica. La risposta istituzionale alle morti sul lavoro è sempre la stessa: aumentare i controlli, fare nuove norme. Ma questo non basta».
La formazione attuale, in questo senso, è un altro nodo critico: «Abbiamo una montagna di ore di corsi da far fare al personale, che poi quando escono da qui le cose basilari mancano» Lovato fa un esempio concreto: «Io posso anche spiegare la norma al lavoratore, ma se poi non gli spiego concretamente come deve usare una scala, o perché è fondamentale il caschetto, queste cose non prendono senso».
Quest’estate Telecert ha sperimentato un approccio diverso con il progetto “Istantanee”: «Avevamo invitato i lavoratori a fotografare situazioni che ritenevano conformi o non conformi e inviarle via WhatsApp. In due settimane sono arrivate 110-120 immagini» Lovato e un tecnico di prevenzione dell’ATS le hanno analizzate e hanno premiato le tre migliori con delle medagliette. «Non avevi idea dell’emozione che c’era da parte di questi lavoratori per aver partecipato – racconta colpito – E’ stato un bel modo per coinvolgerli: se non riusciamo a far partire dal basso queste cose, non risolveremo mai il problema».
La nuova formazione: dai webinar alle classi virtuali
La formazione ha rappresentato il 20% delle attività di Telecert all’inizio, ma sta diventando sempre più centrale. La svolta è arrivata con il Covid e l’accelerazione degli strumenti digitali, anche se Telecert aveva già iniziato a sperimentare i webinar nel 2019. «Prima potevo raggiungere Varese, Como, qualcosa su Milano. Adesso abbiamo la possibilità di portare le nostre idee da Trieste alla Puglia – spiega Lovato – Questo ci dà la possibilità di confrontarci con un’Italia che non è tutta uguale per quanto riguarda la sicurezza».
Ma Telecert è andata oltre il semplice webinar, sviluppando una “classe virtuale” innovativa. Dopo aver sperimentato con WhatsApp e Telegram, hanno creato una piattaforma dove i partecipanti possono usare nickname invece di palesarsi con nome e numero, cambiando il rapporto con i docenti: «Ora hanno meno paura nel porre domande» racconta Lovato. L’obiettivo non è più far partecipare le persone a eventi singoli, ma creare percorsi continuativi dove si può crescere e raccogliere indicazioni nel tempo. Recentemente hanno lanciato un master sulla sicurezza intitolato “Dal cosa al come”: «La norma ti dice cosa, ma non ti dice come devi raggiungerlo. La declinazione è tua in base alle risorse, competenze, luogo, contesto. Il come deve venire da chi applica, ma il cosa è uguale per tutti».
La parità di genere come valore aziendale
Tornando alla certificazione di genere, Telecert non l’ha ottenuta per opportunismo ma per convinzione. «Le ragazze di Telecert hanno ottenuto la certificazione appena è nata, nel 2022 – ricorda Lovato – Quando hanno fatto l’esame io ero reduce da un’operazione, mi hanno intervistato da remoto. C’erano i funzionari dell’istituto di certificazione e i funzionari di Accredia che controllavano chi ci controllava».
La certificazione non è stata solo un riconoscimento formale, ma ha portato cambiamenti concreti: attenzione alla genitorialità, flessibilità negli orari e nei permessi («Se lavori per obiettivi non è un problema l’orario»), e una costante attenzione alla comunicazione inclusiva. «Utilizziamo termini che possano funzionare in entrambi i casi, e stiamo spingendo molto sulla comunicazione visiva sulle figure di cantiere», spiega Lovato.
Ad agosto hanno organizzato un evento riservato alle donne che si occupano di sicurezza nei cantieri. «Io ho fatto semplicemente da moderatore, ho detto: signore, questo spazio è vostro, potete parlare – racconta – È stato incredibile vedere anche la varietà con cui il problema della parità di genere è affrontato. Per esempio, alcune si offendono se fai un ragionamento legato alla parità, perché lo ritengono discriminante. Ed è venuta fuori una bellissima discussione tra due colleghe: una più esperta diceva ‘se fanno quello che dico, io sbatto solo gli occhi e ottengo risultati’, l’altra, giovane ingegnere, rispondeva ‘no, mi devi rispettare perché io sono la figura di riferimento’. Sono tutte e due voci che vanno tenute in considerazione, ampliate, raccontate».
L’esperienza di Telecert è diventata un modello per molte società clienti, interessate a capire come implementare concretamente la parità di genere. E ora, paradossalmente, l’azienda deve trovare uomini da assumere per mantenere la certificazione – una sfida che Lovato continua ad affrontare con ironia e determinazione.
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