La memoria di Villa Zanotti torna a vivere tra parole e ricordi

A Casa Paolo di Brezzo di Bedero la presentazione del libro “La casa racconta” di Marta Marotti fa rivivere la storica dimora varesina tra atmosfere sospese, vicende familiari e rinascita grazie alla Fondazione Morandini

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Domenica scorsa, Casa Paolo, centro culturale di Brezzo di Bedero, tardo pomeriggio di una giornata un po’ uggiosa capace di alternare sporadiche schiarite a foschie tenui colme di suggestioni per chi voglia lasciarsi condurre sui sentieri del fantastico, lì al suo interno dinanzi a un pubblico un po’ sparuto, ma attento, riprende lentamente vita l’immagine di lei, di Villa Zanotti di Varese, condotta con cautela e delicatezza dall’autrice del libro “La casa racconta” di Marta Marotti e da Maria Teresa Morandini.
L’idea originale è quella di far parlare l’abitazione che è stata la dimora della famiglia Zanotti per oltre un secolo, quasi a tracciare una saga familiare intersecata all’interno delle sue mura, delle sue ampie stanze, dei suoi vestiboli e arredi, nei quali si personificavano gli eventi delle generazioni che la attraversarono. L’incipit tende immediatamente a caratterizzare la narrazione: «È nel silenzio del buio che riesco a sentire l’eco del passato raccontarsi e cercarmi per riportarmi a quando è cominciato tutto, agli anni d’oro».

In cui si alternano le vicende, talora brillanti, sovente tristi, di una famiglia benestante che scelse quale residenza, talvolta limitata alle fasi estive, una nuova costruzione, una magione, nata agli albori del 900. Il gioco delle immagini si snoda nel rimpallo vocale di Marta e Maria Teresa, non in competizione, bensì protese a ricreare atmosfere nelle quali i luoghi assurgono a protagonisti e, parrebbe strano e poco comprensibile, l’elemento umano assume il ruolo di comprimario: le voci soffuse, il non ricorso alla lettura sistematica, tutto sembra orientato verso uno schema di sottile mistero.
La casa assiste all’evolversi dei tempi, poi il gioco del ricordo «È il volto triste della mia longevità» e “«Quando una casa non è vissuta, per quanto venga curata, piano, piano, si spegne» diventa la premessa per giustificare l’epilogo quasi inevitabile della sua cessione, avvenuta alfine negli ultimi anni, alla neo costituita Fondazione Marcello Morandini, che, dopo le necessarie ristrutturazioni della Villa Liberty del 2017, le ha ridato vita «con mostre ed eventi per valorizzare le opere d’arte e i design di Morandini».
Storie di una decadenza familiare stile “I Buddenbrook” di Thomas Mann, nel cui meraviglioso libro infine la dimora avita è venduta per fronteggiare difficoltà economiche per la sua conservazione? Forse, o almeno in parte, ma lo scopo primario che pervade la vicenda di Villa Zanotti, si ripete anche in altri contesti, per esempio con le splendide ville costruite dalle famiglie più abbienti a Sesto San Giovanni, alla periferia di Milano, dove nell’ottocento – e anche prima – furono edificate suntuose dimore in genere adibite a soggiorni estivi raggiungibili con i famosi “tiri a quattro”: da Villa Zorn a Villa Puricelli Guerra, da villa Mylius a Villa Visconti d’Aragona De 2 Ponti, alla Casa Alta, costruita dai conti Arese Lucini, passata di mano in mano fino a quando l’avvento di Davide Campari, nel 1904, gli affiancò, nell’immenso parco, il suo principale stabilimento produttivo. Storie, storie, molto simili che devono essere preservate affinché le strutture edilizie che ne hanno visto l’evolversi non debbano essere lasciate scomparire, perché, come afferma Marta: «Non si debba rimanere soli fino a morire nel silenzio di un letto scaldato solo dal proprio corpo».

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Pubblicato il 18 Ottobre 2025
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