Torna a splendere la “draisina”, la prima bicicletta di Gallarate
Di proprietà della Società Gallaratese degli Studi Patri, era stata donata dal conte Gian Domenico Oltrona Visconti di Lonate Pozzolo. È stata restaurata grazie a Intesa San Paolo
Un pezzo unico della storia dei trasporti e dell’ingegneria ottocentesca è tornato sotto i riflettori: si tratta della “draisina”, una delle più antiche biciclette al mondo, conservata dal Museo della Società Gallaratese per gli Studi Patri di Gallarate. Restaurata nell’ambito del progetto Restituzioni XX edizione promosso da Fondazione Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Ministero della Cultura, sarà esposta dal 28 ottobre al 18 gennaio 2026 sarà esposta a Roma.
Un esemplare raro e in perfetto stato
L’oggetto in questione risale alla prima metà del XIX secolo ed è riconducibile al modello inventato dal barone Karl Drais von Sauerbronn nel 1817. Si tratta di una macchina a pedali assenti — il movimento era dato dalla spinta dei piedi sul suolo — ma dotata di sterzo e ruota anteriore mobile: elementi che già ne fanno una vera e propria anticipazione della bicicletta come la conosciamo.
Secondo il presidente Massimo Palazzi, «è sicuramente uno degli esemplari più antichi di Lombardia e d’Italia».
Il reperto ha una struttura in legno con parti in metallo, sella in cuoio regolabile in altezza tramite viti, e – nota più decorativa che funzionale – una testa di drago in legno sul frontale, parafanghi laterali a forma di ali di drago e una coda squamata in metallo sulla ruota posteriore
Esemplare rarissimo anche perché sembra non aver subito modifiche sostanziali nel corso del tempo: caratteristica molto rara tra velocipedi e biciclette d’epoca.

Il restauro e la mostra nazionale
La draisina è stata selezionata per il restauro grazie al bando “Restituzioni”, promosso da Fondazione Intesa Sanpaolo: la candidatura è avvenuta su segnalazione della Soprintendenza e ha portato questo reperto al centro di un progetto di valorizzazione nazionale.
La mostra che si terrà a Roma raccoglie 117 opere restaurate — provenienti da tutte le regioni italiane — e tra queste la draisina assume un ruolo particolarmente originale e significativo. Terminata l’esposizione, l’oggetto tornerà al Museo di Gallarate, dove continuerà ad essere accessibile al pubblico.

Perché è importante
Questo piccolo ma significativo manufatto racconta una storia di evoluzione tecnica: dal “celerifero” — mezzo primitivo senza sterzo — alla vera bicicletta, passando per la draisina con sterzo ma senza pedali. Oltre al valore storico-tecnico, l’esemplare ha anche un forte valore locale: è arrivato al museo circa sessant’anni fa grazie a una donazione del conte Gian Domenico Oltrona Visconti di Lonate Pozzolo.
Valorizzarne il restauro significa non solo preservare un oggetto ma raccontare una storia che lega Gallarate alla storia della mobilità e dell’ingegneria. Da ricordare che Gallarate ha anche un museo dedicato alla bicicletta, quello del dottor Claudio Palazzi, con esemplari fin dall’Ottocento.
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