“Un elettore su due non vota, serve ripartire dalle primarie”: Laforgia e la sfida della partecipazione a Varese

L'assessore alla Cultura traccia il bilancio di Progetto Concittadino e rilancia le primarie per costruire la coalizione del 2027: "La politica ha perso il rapporto con le persone reali"

Generico 06 Oct 2025

Da qualche tempo sui giornali si moltiplicano gli interventi, da destra come da sinistra, sulle prossime elezioni amministrative di Varese, nel 2027: tutti con teorie e teoremi su candidature, giunte e coalizioni future. Per questo Progetto Concittadino, una delle liste civiche a sostegno del sindaco Galimberti, ha deciso di lanciare un richiamo netto: il percorso per individuare il candidato sindaco deve passare attraverso le primarie. L‘hanno comunicato con una nota ufficiale e a spiegarlo ora a Varesenews è Enzo Laforgia, assessore alla Cultura e tra i fondatori della lista civica progressista.

«Con il mio gruppo abbiamo ritenuto di dover ricordare che le primarie sono importanti non solo per l’individuazione di un candidato, non solo per un confronto tra le forze politiche che intenderanno governare, ma anche perché sono un momento straordinario di partecipazione, come ormai scarseggiano», spiega Laforgia.

Il comunicato, discusso e approvato in un’assemblea di gruppo, si conclude con un invito alle forze politiche che nel 2016 hanno avviato questo percorso a riunirsi intorno a un tavolo per avviare un confronto. L’intervista con Enzo Laforgia farà qualcosa di più: traccia un bilancio della lista, del percorso amministrativo di uno dei consiglieri – e assoessori –  più stimati da tutto il consiglio comunale, e anche della situazione politico sociale attuale, attingendo alla sua esperienza di storico e studioso

Le primarie, uno strumento importante per la partecipazione

Le primarie erano state decisive nel 2016 per la scelta di Davide Galimberti come candidato sindaco, con tre contendenti in campo. Nel 2021 non si sono ripetute perché il candidato c’era già: il sindaco uscente. Ma ora, dopo due legislature di centrosinistra e l’impossibilità per Galimberti di ripresentarsi come primo cittadino, il panorama si è complicato.

«Ce ne sono tanti adesso» ammette Laforgia riferendosi ai potenziali candidati: tra assessori, influencer vari, le diverse anime del Partito Democratico, Praticittà che vanta un presidente del consiglio comunale e un vicesindaco, oltre naturalmente alla sua Progetto Concittadino e a liste come Lavoriamo Insieme per Varese, la scelta è ampia: «Prima erano tre, ma adesso potrebbero essere molti di più» riconosce. Eppure l’assessore non sembra preoccupato dalla possibilità di una corsa affollata: quello che conta, secondo Laforgia, è che «Attraverso le primarie si definisca il perimetro delle forze che dovranno collaborare per mettere insieme un progetto per la città, con tutte le differenze e tutte le sfumature, dal rosa pallido al rosso brillante».

«La scelta del primo cittadino, anche per come ormai è personalizzata la politica, non può essere delegata a una forza politica o a un gruppo di pressione, deve essere l’esito di una partecipazione popolare», insiste. Ed è proprio questa la ragione profonda del rilancio delle primarie: richiamare la gente alla partecipazione. «È drammatico il fatto che qui un elettore su due non va a votare, nessuno può essere contento di questo – sottolinea Laforgia – Dobbiamo riflettere non sulla conquista di un seggio, di una poltrona, ma sulla legittimità a farlo. E questa legittimità la dà il consenso».

Sul candidato ideale per Progetto Concittadino, Laforgia mantiene un profilo prudente: «Noi non ci siamo mai posti il problema, anche perché non so nemmeno se Progetto Concittadino poi avrà intenzione di correre ancora. Siamo un gruppo abbastanza atipico, non ingessato». Se dovesse indicare delle caratteristiche, riproporrebbe «Le stesse parole d’ordine che identificano il mio gruppo: progressista e ambientalista. E poi soprattutto deve dare quel segnale di svolta reale, che prosegua l’azione che questa maggioranza comunque ha avviato».

Il bilancio di Progetto Concittadino

Ripercorrendo i quasi dieci anni di attività, Laforgia ricorda con orgoglio alcuni risultati ottenuti, soprattutto nella prima legislatura Galimberti: il regolamento dei beni comuni, il regolamento per la trasparenza nelle nomine delle partecipate, con curricula pubblicati e audizioni aperte. Poi ci sono stati il lavoro sul Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, per cui Progetto Concittadino elaborò un documento politico con “un indirizzo a una visione alternativa della mobilità” che fu accolto in consiglio comunale. Laforgia ricorda anche di essere stato coinvolto nelle discussioni sul destino del polo culturale della Caserma Garibaldi («È stato un onore, perchè non c’era nessun obbligo di coinvolgermi») e cita con emozione il consiglio comunale sulla cittadinanza onoraria a Liliana Segre, «forse il più partecipato negli ultimi dieci anni»: una proposta presentata da lui, ma che non  si intesta perché «Mi era stata segnalata e suggerita». Il risultato fu un voto unanime.

«Ho sempre parlato a titolo del mio gruppo, non a titolo personale in consiglio comunale –  sottolinea – Nel momento in cui l’io sostituisce il noi, la politica è morta. E questo è il problema». Una critica nemmeno troppo velata all’epoca dei selfie e della comunicazione social fine a se stessa: «La comunicazione senza contenuti non va da nessuna parte».

Una città che conosciamo sempre meno

Sul presente e il futuro di Varese, Laforgia è lucido nell’analisi: «È una città che conosciamo sempre meno perché la politica ha perso il rapporto con le persone reali. La conosciamo talmente poco che, per esempio, c’è voluta la tragedia di Gaza per farci scoprire che esiste una popolazione giovanile che non è sdraiata o asettica, ma partecipe e addolorata. C’è stato bisogno del Gay Pride per far vedere l’esistenza di un movimento giovanile che, al di là degli orientamenti personali, è motivato a difendere certi diritti».

La priorità, secondo l’assessore, è ricostruire un senso di comunità: «Vediamo dappertutto un grande livore e una tendenza al dominio anche nei rapporti interpersonali. Una brutta tendenza, che si risolve però mettendo le persone vicine tra loro». Per questo una delle prime cose che ha proposto in assessorato sono stati i percorsi “Conosci il tuo Patrimonio“: «L’obiettivo era di mettere insieme persone che non si conoscevano, e portarle in un posto che apparteneva a tutte loro. Se dovessi indicare l’unico obiettivo che debba avere una politica culturale è proprio quello della coesione sociale».

Un concetto ribadito fin dal suo insediamento, quando disse che il suo fine era parlare al cittadino di Varese, rifiutando la delega al turismo proprio per evitare che “Le iniziative dettate da una politica culturale fossero i bollini da mettere sulla tessera del turista”: «I destinatari privilegiati di un’azione amministrativa sono i cittadini che amministro. Investo dei soldi che sono i soldi dei cittadini. Per cui c’è un senso di responsabilità che ti spinge a dire a chi ti devi rivolgere prioritariamente».

Il futuro di Varese tra provincia e metropoli

Sul destino della città, Laforgia ha una visione precisa: «Siamo in un momento storico in cui dobbiamo capire quale destino può avere questo territorio, compresso dalla grande metropoli che cannibalizza tutto ciò che sta intorno a sé. Dobbiamo scoprire una vocazione nuova per questo territorio, che rischia di diventare un quartiere residenziale del capoluogo di Lombardia. Per questo dovremmo rivalutare il valore del vivere in provincia, nel senso migliore».

«Quello di cui oggi hanno più bisogno le persone è un luogo dove vivere bene, non dove spendere soldi. La qualità della vita diventerà il primo fattore che differenzierà le scelte» sostiene citando l’esperienza dei suoi ex studenti che tornano dalle capitali europee per vivere meglio, anche se in provincia. «Siamo fortunati perché viviamo in un territorio che non è più il terminal delle corse ferroviarie isolato dal mondo, ma è al centro di una rete infrastrutturale che ci collega con l’Europa. Siamo in grado di sviluppare una visione economica che non passi necessariamente ed esclusivamente attraverso l’industria tradizionale? L’elemento culturale può essere una leva importante».

Sul luogo comune della Varese dove “non c’è niente, non si fa niente”, Laforgia risponde con i fatti: «Da quello che mi dicono, stiamo producendo molte occasioni, molto diverse, che stanno riscuotendo un gradimento trasversale. Trasversale non in termini politici, proprio generazionali. Il Teatro dei Burattini rimesso in piedi, la proposta per i bambini, i tentativi con il teatro di prosa, le stagioni musicali, i concerti liberi dovunque, l’aver trasferito molte iniziative nei rioni e nelle castellanze. Credo che abbia messo in moto interesse, curiosità e soprattutto partecipazione».
Laforgia riconosce che non tutto va bene, che non si vive nella città ideale: «Ma certamente sono state fatte delle scelte coraggiose che hanno dato il segnale di una grande fertilità del territorio e di una grande intraprendenza dei suoi amministratori». Il problema, secondo lui, è comunicativo: «Manca il riuscire a raccontare che le scelte fatte non sono state occasionali, estemporanee, ma rientrano in una visione giustamente politica. Tutti i partiti dicono ‘lavoro per il bene della città’, ma il problema sono le scelte e se le scelte corrispondono alla tua visione».

Un’esperienza al servizio della città

Sul suo futuro personale, Laforgia è categorico: «Questa è una storia che per me va a conclusione. Non so poi se Progetto Concittadino avrà intenzione di correre ancora, queste saranno scelte da fare insieme». Ripercorre il suo percorso politico atipico, da candidato indipendente nel secolo scorso per il PDS (“non feci campagna elettorale, stranamente presi qualche voto, fui il primo o il secondo dei non eletti”), passando per la presidenza della commissione cultura da cui si dimise per questioni di principio (“rimasero scioccati, pare nessuno fosse abituato alle dimissioni”), fino alla chiamata di Davide Galimberti per l’assessorato.

«Quando lui mi ha proposto questa carica, gli ho risposto: sei sicuro della scelta? –  racconta – Non mi sento mai adeguato a questi ruoli che non sono quelli per cui ho studiato. Ho inteso veramente questa chiamata come un servizio. Io avevo e ho ancora un lavoro, ho condotto una vita sempre abbastanza modesta, non ho ambizioni e aspirazioni».

Un servizio che chiude senza rimpianti, ma con una certezza: «Progetto Concittadino consapevolmente ha deciso di “sporcarsi le mani” sapendo che non pesa il 58% ma che può dare un contributo alle scelte amministrative, perchè se si vuole cominciare a cambiare le cose, da lì bisogna partire. La prossima mossa è “sporcarsi le mani” con delle primarie: che significa invitare la gente a sporcarsi le mani, richiamare la gente alla partecipazione».

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Pubblicato il 10 Ottobre 2025
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