Giuseppe Rosafio: “Il baseball per ciechi mi ha restituito la libertà”
Il giocatore degli Hurricane Varese: “Ogni allenamento è una conquista. Questo sport ci fa correre, sognare e credere che tutto è possibile.”
«Ho iniziato a giocare a baseball per non vedenti nel 2018, dopo una cena al buio che avevo organizzato a Saronno», racconta Giuseppe Rosafio ai microfoni della rubrica La Materia del Giorno di VareseNews.
«Tra gli ospiti c’era Gaetano Marchetto, presidente dell’Unione Ciechi di Varese e giocatore dei Patrini Malnate. Mi invitò a provare un allenamento e da lì è nato tutto. Mi sono innamorato prima della squadra, poi dello sport. Non è stato facile all’inizio, ma passo dopo passo ho capito quanto fosse straordinario questo gioco».
«Il baseball per ciechi è una sfida di autonomia», spiega Rosafio. «È diverso da tanti altri sport, perché sei da solo sul campo, ascolti i suoni, senti la terra sotto i piedi. La palla è sonora, come le basi, e tutto si muove grazie all’udito. Non c’è un lanciatore, il battitore tiene la pallina e la mazza, e quando colpisce deve correre ascoltando il suono che lo guida. Ogni base ha un suono diverso, un ritmo preciso. E poi c’è la corsa verso casa base, dove non hai più riferimenti sonori: devi fidarti dei tuoi piedi, della direzione, del corridoio di terra battuta. È un’emozione indescrivibile».

“Quando ho perso la vista, a trent’anni, lo sport mi ha restituito la libertà», confida. «Ricominciare non è semplice, ma lo sport ti costringe a uscire di casa, a muoverti, a riscoprire il tuo corpo. Ogni allenamento è una piccola conquista: prendere un treno, camminare col bastone, arrivare al campo, incontrare i compagni. È un percorso di autonomia e di riscatto. Lo sport ti fa tornare a sorridere. E ti insegna ad affrontare anche gli sguardi della gente, che a volte pesano più di qualsiasi barriera».
«Oggi il movimento del baseball per ciechi in Italia è fortissimo», racconta con orgoglio. «Ci sono undici squadre, da Varese a Messina. Siamo stati campioni del mondo nel 2022 e campioni d’Europa nel 2018. Io ho avuto la fortuna di vincere tanto, ma la cosa più bella è condividere la sconfitta con i compagni: unisce ancora di più. E poi c’è la sensazione di libertà che solo questo sport ti dà. Correre da solo in mezzo all’erba, sentire la terra, sporcarsi: per noi non vedenti è una cosa rara. È la libertà vera, quella che ti fa sentire parte della natura e del mondo».
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