Carlos Stewart: “Il mio basket? Aggressivo e veloce. E molto motivato”
Parla il nuovo play-guardia della Openjobmetis: "Non pensavo di cambiare subito maglia ma sono pronto. Gioco da quando ho tre anni e cerco sempre di adattarmi". Sogolow: "Lunghi? Prima vediamo la squadra con il nuovo assetto"
Umido e foschia, tipicamente invernali, hanno accolto Carlos Stewart nel giorno della sua presentazione quasi a continuare quel clima da alta Germania incontrato ad Amburgo, tappa precedente nella carriera del 22enne americano. Spalle larghissime, muscoli in evidenza, braccia lunghe, Carlos appare più prestante di quanto dica il dato centimetrico (1,85) e questo si riflette nelle parole con cui si descrive al momento di spiegare quali siano le sue qualità in campo.
«Come mi piace giocare? Aggressivo e veloce, sono le mie doti principali: mi piace attaccare il ferro, anche schiacciare se c’è la possibilità, o giocare in transizione magari per alzare la velocità della squadra tra la difesa e l’attacco».
La difesa, a proposito, è il primo versante che cita il giocatore nato Baton Rouge: «Sono qui anche per difendere sugli esterni più pericolosi della squadra avversaria – spiega Carlos quando gli viene chiesto delle prime chiacchierate con Kastritis – In difesa metto energia e poi, in attacco, cerco di razionalizzare i ritmi della squadra oltre (lo ripete) sfruttare la velocità che mi viene riconosciuta».
Catapultato da Louisiana e California (college a Santa Clara, come Willy Caruso) ad Amburgo e Varese, Stewart si pone con intelligenza alla situazione. «Ci sono senz’altro differenze tra il mondo del basket college e quello europeo ma io gioco a questo sport da quando ho 3 anni: da allora sono sempre migliorato e la conoscenza del gioco mi ha sempre aiutato quando ho affrontato i cambiamenti. Mentalmente cerco di semplificare le cose e mettermi nella situazione più adatta.
Qui in Europa c’è più tattica rispetto alla NCAA ma nei primi allenamenti a Varese ho trovato un sistema di gioco simile a quello del college e questo mi può essere utile».
Il tutto senza troppo sbilanciarsi (né tanto meno sbruffonare come certi suoi connazionali) rispetto alla nuova avventura. «Di certo non era nei piani cambiare due maglie nei primi mesi da professionista ma semplicemente ad Amburgo c’era una situazione tattica che mi ha portato fuori dal programma tecnico. Non ho niente da rimproverarmi e, anzi, arrivo qui con la motivazione massima. Detto questo sono ancora troppo “fresco” per dare giudizi sul campionato italiano: mi sto informando, ho guardato diverse partite come avevo fatto con la Germania e le coppe ma sono in un periodo di apprendimento».
Stimoli dunque, che Stewart si dà da solo: «Sono uno di quelli che cerca di arrivare per primo agli allenamenti e di lasciare per ultimo la palestra, soprattutto se devo sistemare qualcosa. Stacco solo quando ci riesco».
SOGOLOW: “VEDIAMO IL NUOVO ASSETTO”
Accanto a Stewart e al ds Mario Oioli ha preso posto anche il gm Zach Sogolow, più con parole di circostanza che con notizie. «So di usare sempre la stessa frase ma posso solo dire che teniamo d’occhio il mercato. Ora vogliamo vedere come vanno le cose con l’innesto di Stewart: stavamo crescendo ma purtroppo la partita con Udine ci ha fatto cadere di nuovo. Mercato dei lunghi? No, non c’è niente perché valuteremo come vanno le cose».
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