Sanità e democrazia: a Varese il confronto con Rosy Bindi
Sabato 13 dicembre alle 10.30, Sala Montanari l’ex ministra presenta Una sanità uguale per tutti, riflessione sulla crisi del sistema pubblico e sulle riforme necessarie. Con l’autrice dialogano Baldo, Giovannelli e Macchi
La sanità non è solo un capitolo di spesa, ma il luogo in cui ciascuno di noi incontra lo Stato. È da questa convinzione che nasce “Una sanità uguale per tutti”, il libro con cui Rosy Bindi torna al centro del dibattito pubblico e che sarà al centro dell’incontro in programma a Varese.
Nel volume, Bindi ripercorre la storia del Servizio Sanitario Nazionale a partire dal 1978 – la legge 833 di Tina Anselmi – fino alle riforme degli anni Novanta e alla lunga fase di “controriforma silenziosa” che, tra sottofinanziamento, tagli al personale e crescita del privato, ha progressivamente indebolito l’idea originaria: ciascuno contribuisce in base alle proprie possibilità, tutti ricevono cure in base ai propri bisogni.
Non è solo organizzazione: è un’idea di Paese
L’autrice lega in modo esplicito crisi della sanità pubblica e crisi della democrazia. Quando i diritti fondamentali – salute, istruzione, lavoro dignitoso – diventano incerti, la democrazia smette di essere “sostanziale”, come la immaginavano i costituenti agli articoli 3 e 32. L’arretramento del servizio sanitario nazionale, spiega Bindi, è il segnale di una frattura profonda tra istituzioni e cittadini: se per curarsi bisogna arrangiarsi da soli, pagare di tasca propria o confidare nelle conoscenze giuste, la sanità smette di essere bene comune e diventa terreno di diseguaglianza.
Una parte importante del libro è dedicata alle fragilità: non autosufficienza, salute mentale, dipendenze, anziani soli, giovani in difficoltà. È qui che si misura la differenza tra un sistema universalistico e un sistema assicurativo o “a mercato”. Mettere al centro i più fragili – ricorda Bindi anche attraverso la lezione della legge Basaglia – significa prendersi cura di tutti; espellerli, perché “non tariffabili”, è il segno di una sanità che ha smesso di produrre salute e si limita a vendere prestazioni.
Il libro affronta anche il rapporto tra politica, scienza e populismo. Bindi torna sulla vicenda Di Bella come primo grande laboratorio di populismo sanitario: la scienza delegittimata, i comitati contrapposti, il dolore dei malati usato contro le istituzioni. Un copione che si è ripresentato durante la pandemia, con il movimento novax e la sfiducia nei confronti dei vaccini e degli organismi internazionali. Difendere la sanità pubblica, in questa prospettiva, significa anche difendere la cultura scientifica e il principio che la libertà di cura può esistere solo dentro il perimetro delle cure efficaci, verificate e accessibili a tutti.
Accanto all’analisi, però, c’è la proposta. Bindi insiste sulla necessità di ripensare il sistema partendo dalla nuova domanda di salute: un Paese in cui il 40 percento della popolazione è affetto da patologie croniche non può organizzare i servizi solo attorno all’ospedale e alla fase acuta della malattia. Servono prevenzione, presa in carico territoriale, integrazione sociosanitaria, nuove competenze professionali – dall’infermiere di comunità alle reti domiciliari – e soprattutto una scelta politica chiara: fermare la deriva verso un sistema “a doppia velocità”, in cui chi può paga e chi non può rinuncia.
L’incontro a Varese
L’incontro di Varese sarà dunque l’occasione per discutere non solo di sanità, ma di che democrazia vogliamo essere: un Paese che accetta l’idea di un’universalismo “selettivo”, o un Paese che considera la salute un bene comune da difendere insieme. Rosy Bindi lo riassume con le parole di don Milani, che chiudono idealmente il libro:
Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne insieme è politica, sortirne da soli è l’avarizia.
Sulla sanità, avverte l’autrice, siamo esattamente a questo bivio. L’incontro servirà a capire da che parte vogliamo stare. L’incontro di Varese – promosso dal Comune, Assessorato alla Cultura – si inserisce proprio in questo orizzonte: discutere, a partire dal libro, se e come sia ancora possibile garantire “una sanità uguale per tutti”, anche in una regione come la Lombardia, dove il peso del privato accreditato e le diseguaglianze di accesso alle cure interrogano con forza il modello costruito negli ultimi decenni.
Dopo il saluto dell’assessore alla Cultura Enzo R. Laforgia, dialogheranno con Rosy Bindi Margherita Baldo, Marco Giovannelli e Claudio Macchi, incrociando dati, esperienze professionali e testimonianze dal territorio.
L’appuntamento è per sabato 13 dicembre, ore 10.30, Sala Montanari, via dei Bersaglieri 1, Varese.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.
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