“Vent’anni di Sovranismo” nella casa di Bossi: la strana serata di Claudio Borghi nella Varese che venera Giorgetti
La Lega di oggi è questa: una convivenza tra due forni. Uno, quello di Giorgetti, sforna credibilità internazionale e realismo. L'altro, quello di Borghi, sforna slogan identitari e strilla sovraniste
C’è un luogo, all’ombra del Sacro Monte, dove la politica non si urla: si sussurra, si tesse e, soprattutto, si traduce in fatti. È la Varese di Giancarlo Giorgetti, il “Venerabile” della Lega, l’uomo che senza bisogno di palcoscenici o dirette social decide da decenni carriere, candidature e, soprattutto, la direzione dei flussi che contano tra Roma e la provincia.
Ma questa sera, nella sede storica della Lega — quella che profuma ancora di sigaro e autonomismo — sta per andare in scena un paradosso che ha il sapore del sacrilegio con l’ospitata del senatore Claudio Borghi, oggi l’antitesi della Lega giorgettiana.
Il Garante contro l’Incendiario: se Giorgetti oggi è l’uomo della borsa, il volto che rassicura Bruxelles e i mercati, il guardiano dei conti che deve dire i “no” che fanno male per evitare che il Belpaese coli a picco, dall’altra c’è di sicuro Claudio Borghi, il capofila salviniano dell’ala anti-euro, che mal sopporta l’obbligo vaccinale, il teorico delle battaglie sovraniste e che proprio nelle ultime ore ha vestito i panni del guastatore a Roma.
Lo scontro romano sulle pensioni è ancora caldissimo: Borghi ha costretto il governo al dietrofront, rivendicando la vittoria del “popolo” su “un tecnico troppo zelante”. E ora, con una tempismo quasi sfacciato, Borghi sbarca proprio nel feudo del suo Ministro per presentare il suo ultimo libro.
La Lega di oggi è questa: una convivenza tra due forni. Uno, quello di Giorgetti, sforna credibilità internazionale e realismo. L’altro, quello di Borghi, sforna slogan identitari e strilla sovraniste.
A Varese, però, il “metodo Giorgetti” è religione. Vedere i militanti varesini — abituati alla concretezza del fare e alla riservatezza del loro leader — applaudire l’uomo che sta mettendo a dura prova i nervi del loro “Giancarlo” sarebbe un cortocircuito politico non indifferente.
Ma la vera curiosità sta nel titolo del libro: “Vent’anni di sovranismo”. Presentarlo nella sede storica della Lega di Umberto Bossi fa quasi sorridere. Proprio lì, dove tra quelle mura è nato il sogno dell’Autonomia, della Padania e della “libertà dal centralismo romano”, oggi si celebra il Sovranismo nazionale.
E chissà se tutto questo avverrà sotto a quel vecchio poster appeso nella sede della Lega, quel cimelio della vecchia Lega bossiana che recita: “Più lontani da Roma, più vicini all’Europa”. Sempre che sia davvero ancora lì appeso.
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