Aiuti alle famiglie? 5 Stelle propone il “Tarlisu”
Il nome è una provocazione ma la finalità è seria, il consigliere comunale Sablich propone gli Scec, una moneta alternativa da spendere presso i negozi che decideranno di aderire a questo sistema
Il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Giampaolo Sablich interviene nel dibattito sulle modalità di aiuto ai cittadini e alle famiglie in difficoltà: «Dopo aver appreso dalla stampa che la performance finanziaria del comune di Busto Arsizio non è tra le migliori, siamo andati a vedere la reale posizione in classifica tra i 1544 comuni della regione Lombardia. Come potete trovare sul nostro sito, dove abbiamo ordinato la classifica, la posizione del comune è tra le ultime. Pare si tratti del 1489 posto – sottolinea Sablich – Qualche giorno fa abbiamo assistito ad un ingenuo e bonario tentativo di supporto alle famiglie con la promozione di un buono sconto presso un Ipermercato della zona. Il "buon cuore" del Sindaco e della Giunta si è trasformato in un tragicomico autogol per l’improvvisato Babbo Natale».
La soluzione proposta è quella degli SCEC, una specie di moneta sostitutiva: «Solidarizzando con l’appello di tutti a fare qualcosa in più per la città ed il commercio locale, anticipiamo la nostra proposta, parte del nostro programma, per la cessazione delle polemiche e per la creazione di un "buono sconto" spendibile sul territorio cittadino, seguendo il modello dello SCEC. Dallo studio delle monete complementari di tutto il mondo, è nato il Buono di Solidarietà, SCEC (Solidarietà ChE Cammina). Questo buono viene emesso gratuitamente e si usa insieme agli Euro. Lo SCEC circola all’interno di un circuito locale, composto da Soci Accettatori, che sono attività commerciali, aziende, agricoltori.. etc.., e da Soci Fruitori, che sono coloro che spenderanno il Buono. Fisicamente il Socio Accettatore, accetta, una parte del prodotto/servizio, in SCEC calcolata come % sul prezzo in Euro, e la parte rimanente in €. La giunta può fare qualcosa in più che una semplice lettera da dimenticare e, se non piace il termine SCEC, lo chiami pure Danè, Tarlisu, Busto, Gigin e dia prova di un rivoluzionario approccio all’economia locale».
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