Ex detenute, ricominciare è più difficile se sei donna
Francesca, 30 anni, ci racconta la sua storia: libera da fine novembre, non riesce a trovare nessun lavoro. "Devo sperare in un colpo di fortuna. Non ci sono neanche corsi da frequentare"
"Se sei donna tutto è più difficile". Una frase che avremo sentito pronunciare centinaia di volte, ma che forse non avevamo mai collegato al mondo del carcere. E invece, anche li, per le donne a volte è più difficile studiare, lavorare, seguire percorsi di rieducazione. A raccontarlo è Francesca, 30 anni, di Solbiate Olona. Dal 1999 ad oggi Francesca ha vissuto diverse esperienze di detenzione, a Monza e ad Opera. "Sono stata arrestata l’ultima volta a gennaio 2010 – ci racconta -. Ho passato quattro mesi in carcere e poi, dato che fuori avevo già un lavoro, ho ottenuto la semilibertà: di giorno in ditta, la notte in istituto". Ma a ottobre, a un mese dalla fine della pena, Francesca perde il posto di lavoro. "Sono definitivamente libera dal 26 novembre – spiega -. Già da ottobre ho iniziato a cercare lavoro tramite l’ufficio di collocamento, il Sert (Serivizio per le tossicodipendenze) di Busto, i servizi sociali di Solbite e l’Enaip. Vorrei trovare un posto in una ditta o in un’impresa di pulizie, ma mi basterebbe anche una borsa lavoro o poter seguire dei corsi di formazione". Francesca, infatti, sa bene che potrebbe avere più chances con un diploma, magari dell’Ipc, o anche solo con una qualifica in più rispetto alla terza media. "Cercare da sola, tramite il giornale o internet, è difficile. I datori di lavoro chiedono la fedina penale pulita. Per questo, per chi ha esperienze di detenzione, è più facile passare attraverso i servizi sul territorio. Si inizia con una borsa lavoro, che prevede in pratica solo un rimborso spese. Poi è possibile che le ditte, vedendo che lavori bene, ti tengano. Ma ora, in giro, non c’è proprio niente, neanche sottoforma di borse. Per ora è impossibile anche seguire corsi di formazione: Regione Lombardia non ne sta finanziando e alcuni non partono perchè ci sono troppi pochi iscritti. A questo punto spero in un colpo di fortuna…".
Porte aperte quindi dai vari servizi sul territorio, assicura Francesca, ma poi nessun risultato concreto. "La disponibilità ad ascoltare e aiutare c’è, anche se ti ritrovi a dover raccontare da capo la tua storia a tutti". Proprio per rimediare a questa continua "trafila", in provincia di Varese è nato a inizio 2010 il progetto "Non solo accoglienza" che vuole mettere in rete i vari operatori sul territorio e facilitare il reinserimento di persone ex detenute.
Ci sarebbe, puntualizza Francesca, anche la via delle cooperative sociali, ma anche qui evidenzia alcune difficoltà. "Spesso si tratta di realtà pensate più per gli uomini, con possibilità di lavoro nel campo del giardinaggio o dei tralochi. Anche in carcere, l’ultima volta, ho notato che per le donne le possibilità di studio erano limitate: alfabetizzazione, licenza elementare e media, aerobica. Mi sembra che chi ha avuto problemi sia molto più penalizzato e, se sei donna, ancora di più".
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