Ecco perché abbiamo bisogno del green pass
"Ogni volta che va preso un provvedimento che riguarda la nostra vita sembra ci si dimentichi che siamo ancora dentro una pandemia". L'editoriale del direttore Marco Giovannelli
Ogni volta che va preso un provvedimento che riguarda la nostra vita sembra ci si dimentichi che siamo ancora dentro una pandemia. Ed ha ragiona Paolo Giordano quando scrive che “non esiste soluzione locale senza una soluzione globale e sottrarsi a una raccomandazione per un ipotetico vantaggio personale produce danno a tutti (un danno che infine torna aumentato su di sé)”.
Dopo quasi un anno e mezzo di emergenza sanitaria è comprensibile la fatica di molte persone, ma le polemiche contro ogni tipo di scelta mostrano un livello di paradosso inverosimile. Il green pass all’italiana cerca di coniugare il bisogno di contenere i rischi della diffusione del contagio con quello di riprendere una vita sociale accettabile che comprenda anche le attività economiche. Manifestare contro, senza per altro avere una idea alternativa praticabile, è come guidare a fari spenti nella notte, ma qui sappiamo già quali siano i rischi. Si evoca la parola libertà con una disinvoltura eccessiva. Lo si fa ognuno pensando a piccoli tornaconti o abitudini che verrebbero limitate.
Si invoca l’impossibilità o la non volontà di effettuare controlli come se la coscienza civica fosse legata solo alle sanzione e non alla consapevolezza che uscire dalla pandemia richiede il concorso di tutti. Ogni ritardo nell’assumere decisioni costa vite umane, ma soprattutto i rischi di una ripresa nella diffusione incontrollata del virus. Dopo tanto tempo non servirebbe dover ripetere frasi che ormai assomigliano a litanie. Abbiamo a che fare con una malattia pesante che porterà effetti duraturi anche in chi la prende in forme lievi, figuriamoci in chi rischia la vita. Il virus non si muove sulla base dei confini o delle caratteristiche sociali o politiche, ha solo bisogno di qualcuno che lo trasmetta. Viene da sé l’esigenza di non abbassare mai la soglia di attenzione e sempre Paolo Giordano termina il suo lungo articolo affermando che “ormai siamo/non siamo vaccinati, con i vaccini ci si ammala/non ci si ammala, i vaccini bloccano/non bloccano la trasmissione. Più in generale: funziona/non funziona. On e off. Dentro o fuori dalla linea d’ombra. Un simile pensiero è del tutto inadeguato alla situazione che stiamo attraversando. Perché qui, dovremmo mettercelo in testa, non si ragiona sul tutto o niente. Si ragiona sul meglio che c’è e su quanto ce n’è”.
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Quello che fa specie è vedere che anche certi politici parlamentari (Paragone ad esempio) soffiano sul fuoco e scaldano gli animi di coloro che rifiutano per ideologia, non supportata da elementi scientifici, le vaccinazioni invece di dare il buon esempio per il bene di tutti. Ai posteri l’ardua sentenza…
Si ipotizza che Salvini e Meloni stiano facendo una battaglia per accapparrarsi quei 6 milioni di voti di no vax -no Draghi no tutto ecc.Niente di piu’ fuorviante e riduttivo: infatti se un elettore pensasse di votarli “solo” per questa misura sarebbe degradante per la democrazia e l’intelligenza.