Fusioni di comuni anche a Varese? Perché no
A Como i cittadini di tre piccoli enti saranno chiamati a decidere se unirsi. Una soluzione, insieme a quella della gestione associata, interessante anche per la nostra provincia
Associarsi, unirsi e, perchè no, fondersi. Gestire i servizi per i cittadini al giorno d’oggi è difficile per i comuni di grandi e medie dimensioni, figurarsi per quelli piccoli. Polizia locale, asili nido, ma anche anagrafe e uffici tecnici: tutti servizi che insieme è più facile organizzare e mantenere. Insomma, al grido di "l’unione fa la forza" i piccoli e piccolissimi comuni cercano nuove soluzioni per sopravvivere.
L’ultimo caso in Lombardia è quello di tre comuni della provincia di Como. Gravedona (2.795 abitanti), Consiglio di Rumo (1.197 abitanti) e Germasino (243 abitanti) hanno chiesto di avviare la procedura per la fusione e ieri il Consiglio regionale ha dato il via libero al referendum popolare. Sempre nel comasco, nel 1999 è nato il comune di San Siro dalla fusione fra Sant’Abbondio e Santa Maria Rezzonico. Un’esperienza positiva che però, secondo l’allora sindaco Alberto Mazza, avrebbe richiesto maggior assistenza e ha sofferto di una certa discerepanza fra leggi regionali e statali.
Gli strumenti – Le soluzioni possibili sono di due tipi: le unioni di comuni e le fusioni. Nel primo caso si tratta di due o più comuni che delegano alle "unioni" dei compiti precisi, mantenendo però la propria identità. Nel secondo caso invece, si tratta di due o più comuni che, su base volontaria, si fondono per dare vita ad un nuovo ente locale. Entrambe le soluzioni sono regolare dal Testo Unico degli Enti Locali che prevede l’erogazione di contributi regionali e statali.
Presto però le cose potrebbero cambiare. È infatti in discussione in Parlamento il disegno di legge di riforma degli organi e delle funzioni degli enti locali e il Codice delle autonomie locali. Il testo prevede, fra le altre cose, l’obbligo di gestione associata di alcune funzioni fondamentali per i comuni sotto i 3.000 abitanti.
Varese – «Prima della Seconda guerra mondiale Viggiù, Saltrio e Clivio erano uniti. Oggi non lo sono più, ma è evidente che restano dei legami culturali fra i tre enti». Il giorno dopo la discussione in Consiglio regionale del caso di Como, il consigliere del Pd Alessandro Alfieri riflette sui possibili scenari futuri. In provincia di Varese oggi non ci sono casi di fusioni, mentre esiste un solo esempio di unione ed è quello fra Lonate Pozzolo e Ferno. «La gestione associata dei servizi è sicuramente una buona soluzione sia sul fronte dei risparmi che della qualità dei servizi ai cittadini. In passato era più incentivata, oggi invece c’è anche un problema di risorse economiche con cui fare i conti». Ma anche quello della fusione, secondo Alfieri, è uno strumento percorribile. «Penso ad esempio ai tre comuni uniti in epoca fascista, ma anche alle piccole realtà presenti ad esempio in Valcuvia e nel Luinese. Naturalmente, questi tipi di percorso possono essere realizzati solo in condivisione con le comunità locali».
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