La versione di Miano: “accuse assurde”
Il coimputato di Caianiello replica alle ribadite accuse di Paggiaro. "Ce l'ha con me perchè sono ancora il professionista dei suoi familiari. Come avrei potuto ostacolare un cliente così importante, poi?"
L’architetto Michele Miano, oggi presente in aula all’udienza del processo per concussione che lo vede imputato insieme a Nino Caianiello per la vicenda ex Maino, replica con un documento scritto, concordato con i legali, alle accuse ribadite come teste dal costruttore Leonida Paggiaro.
"Ho piena fiducia nella magistratura", scrive," i fatti che mi sono stati contestati sono assolutamente privi di fondamento". La versione dell’accusa, sostiene, "è paradossale e inverosimile".
Da un lato, essendo io il professionista del Paggiaro per incarichi che comportavano remunerazioni non trascurabili, il mio interesse coincideva con il suo e solo un folle avrebbe pensato di ostacolare un cliente tanto importante, per altro senza alcun vantaggio proprio. Dall’altro, non avevo particolare confidenza con alcun politico e certamente nessun politico avrebbe avanzato richieste concussorie alla presenza di un testimone, il professionista del costruttore, che ovviamente si sarebbe schierato a favore del suo cliente".
Insomma, accuse assurde a priori secondo l’imputato.
Per Miano "è forse probabile che certe dichiarazioni del signor Paggiaro siano dvute al fatto che, dopo la sua estromissione dall’ambito societario di famiglia, il sottoscritto è rimasto il professionista della moglie e delle figlie. Ciò ha favorito queste ultime, ad esempio, proprio nella gestione del contratto con Esselunga che si è appunto concluso positivamente con ampia soddisfazione, danneggiando la posizione del signor Paggiaro". L’entità degli interessi in gioco, scrive ancora l’imputato, avrebbe potuto determinare quindi "reazioni inconsulte" nel costruttore. "Ed è questa la ragione per la quale, prima di esternare questa versione infondata e fantasiosa per quanto mi riguarda, egli ha più volte tentato, anche con una certa non gradita incivisità, di convincermi a fare di tutto per bloccare i lavori e mettere i suoi famigliari nella necessità di coinvolgerlo per riprendere l’attività. Mi sono ovviamente rifiutato ed egli a quel punto ha tentato un’altra via". A conferma si cita la vicenda processuale di Verbania nella quale "dopo aver accusato terzi di averlo costretto a subire, è stato poi accertato che fosse lui a corrompere" sostiene Miano. "La mia estraneità e assoluta".
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