“Lake Washington Boulevard”, il nuovo videoclip di Paolo Boriani: un viaggio nei deserti d’America sulle tracce di Kurt Cobain
La canzone scritta dai Pinguini Tattici Nucleari è interpretata da Paolo Marrone, accompagnato dalla chitarra di Massimo Germini. Il video, girato e raccontato da Boriani, attraversa il Texas più remoto
Un viaggio artistico e interiore, un’esplorazione di confini fisici e mentali che parte da una canzone e si spinge fino al cuore desertico dell’America. È online “Lake Washington Boulevard”, il nuovo videoclip diretto da Paolo Boriani (regista, fotografo e videomaker originario di Luvinate), con la voce di Paolo Marrone e la chitarra di Massimo Germini, su un brano scritto dai Pinguini Tattici Nucleari, dedicato al suicidio di Kurt Cobain, leader dei Nirvana.
Marfa, White Sands, e l’inizio di tutto
Il video nasce e si sviluppa attorno a Marfa, nel Texas occidentale, uno dei luoghi più remoti d’America, dove il paesaggio è vasto e il silenzio è denso. È qui che Boriani ha scelto di ambientare il racconto visivo, spingendosi fino al deserto del White Sands, un mare di dune di gesso bianco che riflette la luce come neve accecante. Uno scenario tanto reale quanto onirico, delimitato da basi militari e dal White Sands Missile Range.
Tra le tappe del viaggio anche le sculture in cemento di Donald Judd custodite dalla Judd Foundation, e l’iconica Prada Marfa, una boutique nel nulla, opera degli artisti Elmgreen & Dragset, che nel video si fa simbolo ambiguo di partenza e di arrivo, di senso e di spaesamento.

“Siamo andati un po’ più lontano”
«Molti hanno parlato di questo “lontano”, di questa provincia e di ciò che c’è oltre – scrive e racconta Paolo Boriani –. Noi siamo andati un po’ più lontano. Non c’è possibilità di vedere, se non quella di andare a vedere. E noi siamo andati a vedere — un po’ più lontano».
Non un videoclip narrativo in senso classico, ma un dispositivo di visione e ascolto. Un cammino nel paesaggio, tra autostrade, cemento, missili, sabbia e una boutique, che diventa riflessione sul senso stesso del viaggio, sul limite, sulla perdita e sull’immagine. Con l’ombra costante di Kurt Cobain, icona fragile e definitiva.


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