“Non fateci sentire come Spongebob”: la Gen Z chiede alle aziende rispetto e valorizzazione
La significativa immagine è emersa durante il focus group che ha visto protagonisti una ventina di giovani universitari nell'incontro "Gen Z e imprese a confronto" di Camera di Commercio
“Non fateci sentire come Spongebob“: se c’è un’immagine che più di altre può descrivere le paure e le difficoltà della generazione Z nei confronti dei “più grandi” è quella che è emersa durante il focus group che ha visto protagonisti una ventina di giovani universitari nell’incontro “Gen Z e imprese a confronto“, che si è tenuto oggi alle Ville Ponti.
L’incontro, organizzato dalla Camera di Commercio, ha messo al centro il dialogo tra due mondi: da una parte un gruppo di universitari di Liuc e Università dell’Insubria, dall’altra le più importanti realtà industriali del territorio, rappresentanti del tessuto manifatturiero varesino.
Il riferimento al personaggio dei cartoni animati non è casuale. Spongebob Squarepants, il protagonista della celebre serie animata, è noto per il suo entusiasmo inesauribile e la sua disponibilità incondizionata verso qualsiasi compito, anche il più umile o ripetitivo, sempre con un sorriso stampato in faccia. È proprio questa immagine che i giovani vogliono respingere: non vogliono essere considerati lavoratori acritici, e non è giusto che debbano essere sempre entusiasti e disponibili ad accettare qualsiasi condizione venga loro proposta. “Come lavoratori, abbiamo desideri e idee,”, hanno sottolineato i partecipanti al focus, ribadendo la necessità di essere ascoltati e presi sul serio.

Nel confronto tra i giovani universitari sono emerse richieste precise e ben articolate. Per esempio è emerso con chiarezza come sia importante l’inclusione nei team dove vengono inseriti: chiedono di essere presentati, di ricevere indicazioni iniziali, di essere parte attiva dei gruppi di lavoro e non semplici esecutori. Il rispetto degli accordi è un altro punto fermo: innanzitutto sul piano contrattuale, ma anche nel riconoscere il valore della vita personale del lavoratore, senza sconfinamenti continui tra sfera professionale e privata.
“Aiutateci a imparare” è l’appello rivolto alle aziende, nella consapevolezza che la formazione sul campo resta uno strumento insostituibile per crescere professionalmente, e che questa formazione è continua, ma deve essere solida soprattutto in entrata, nei primi tempi di formazione. E infine, la richiesta più significativa: valorizzare ciò che ogni giovane fa e ciò che è, andando oltre il mero titolo di studio: «Non usciamo dall’università “imparati”, ci formiamo in azienda, ed è importante valutarci anche per quello che facciamo, prima ancora di quello che sappiamo».
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