I volontari di Avo sono il volto umano dell’ospedale
La presidente di AVO Varese Cristina Birago ha raccontato mezzo secolo di volontariato ospedaliero: dalla nascita dell’associazione alle corsie del Circolo fino alla terapia intensiva. Una storia fatta di ascolto, presenza e piccoli gesti che cambiano le giornate di pazienti e familiari
«AVO è nata nel 1975 e oggi conta più di 200 sedi in tutta Italia. A Varese siamo attivi dal 1981», ha spiegato in diretta Cristina Birago, presidente dell’associazione. «Siamo volontari che portano il loro tempo, il loro sorriso e un po’ di leggerezza nei reparti ospedalieri e nelle strutture per anziani».
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Oggi AVO Varese conta circa 120 volontari attivi tra l’Ospedale di Circolo, l’Ospedale Del Ponte, Cittiglio, Luino e diverse RSA del territorio. Una presenza silenziosa ma costante, che affianca il lavoro sanitario senza mai sostituirlo.
Associazione Volontari Ospedalieri è stata l’associazione protagonista della nuova puntata di Soci All Time su Radio Materia, format radiofonico realizzato con CSV Insubria dedicato alle realtà di volontariato del territorio.
Accoglienza e il simbolo di un bicchiere d’acqua
I volontari AVO sono spesso il primo volto amico che si incontra entrando in ospedale. «Facciamo servizio di accoglienza, aiutiamo le persone a orientarsi, a capire dove andare, soprattutto ora che l’ospedale è un grande cantiere», ha raccontato la presidente.
L’AVO nasce da un gesto semplice: un medico milanese, negli anni Settanta, vede un paziente chiedere un bicchiere d’acqua senza che nessuno possa fermarsi ad aiutarlo. Da lì l’intuizione. «Quel bicchiere d’acqua oggi è soprattutto un simbolo», ha sottolineato Birago. «Non possiamo più offrirlo materialmente come una volta, ma rappresenta il prendersi cura, il dissetare anche dal punto di vista umano».
Il volontariato ospedaliero non è solo compagnia: «Ascoltiamo quello che le persone vogliono raccontarci, senza entrare mai nella malattia. Non diamo risposte mediche, ma offriamo presenza», racconta la presidente Birago.
Tra i momenti più toccanti raccontati in trasmissione, quello di un ex paziente di terapia intensiva. «Ci ha mandato un video per ringraziarci. Ha raccontato di quando un volontario gli ha preso la mano. Non sapeva chi fosse, non era un medico, eppure quel gesto gli è rimasto impresso più di tutto».
Un altro ricordo risale ai primi giorni di servizio: «Una signora mi prese la mano e mi disse: non ho paura di quello che mi succederà, ma vorrei tanto vedere crescere mia nipote. È stata una frase che non ho mai dimenticato».
Il volontariato come scelta che fa stare bene
Cristina Birago è volontaria AVO dal 2006. «Mi sentivo meglio io, dopo essere stata in reparto», ha raccontato. «Ed è una cosa che succede a tanti: fai stare bene gli altri e, inevitabilmente, stai meglio anche tu».
Oggi, dopo il Covid, l’associazione sta vedendo arrivare anche nuovi volontari giovani. Il desiderio? «Avere più volontari per tornare in tutti i reparti, dalla chirurgia alla psichiatria», ha concluso Birago. «E continuare a mantenere lo spirito giusto: umanizzare l’ospedale, un gesto alla volta».
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