“I fondamentalismi non abitano qui”

Si è svolta la marcia interreligiosa per la pace: un messaggio culturale rivolto a tutta la città e a tutti coloro che vogliono rendere più solide le fondamenta della pace

Induisti, buddisti, ebrei, cristiani e musulmani per le vie di Varese. Si è svolta oggi la marcia interreligiosa che ha visto queste cinque religioni camminare insieme per la pace. E non importa se questa giornata era già illuminata da un timido sole. La città di Varese e il mondo intero hanno ancora bisogno di tanta luce. "Accendiamo un mondo di pace" era il motto della marcia, e questo è stato anche il senso delle cinque candele accese ad ogni tappa e poi portate a turno dai rappresentanti delle diverse comunità religiose, sino al punto di partenza, Piazza Repubblica, dove le cinque piccole fiammelle hanno contribuito ad accendere il braciere della pace.

Da Piazza Repubblica il corteo si è snodato per le vie del centro cittadino e i cinque rappresentanti delle principali religioni mondiali hanno portato alla città la loro testimonianza con letture e commenti. Piazza XX Settembre, piazza San Giuseppe, piazza San Vittore, piazza Monte Grappa e via Magatti sono state le tappe del percorso che ha visto susseguirsi in ordine cronologico le religioni del mondo. Dalla più antica alla più giovane si sono avvicendati nel percorso Ravicandra per gli induisti, il rabbino Scwnnach per gli ebrei, il monaco tibetano Geshethuberten Tenzin del monastero indiano di Ganden per i buddisti, il reverendo anglicano Patrick Coleman del centro di Caldana per i cristiani e infine Samir Barudi, portavoce delle comunità islamica varesina.

E il precedente simbolico che ha ispirato l’iniziativa odierna è la marcia di Perugia del 1986.  Per Varese si è trattato della  prima volta, anche se non sono mancate precedentemente iniziative di pari valore come le preghiere interreligiose. Lo ha spiegato lo stesso don Luca Violoni, coordinatore della Consulta di pastorale giovanile. "La religione se vissuta rettamente – ha detto – non è fonte di fondamentalismo, bensì di pace e dialogo e questo lo devono testimoniare tutti i rappresentanti delle religioni, questo fa crescere la città e la società civile,  la religione è fonte di dialogo e questo è anche nelle Sacre scritture, la marcia di oggi vuole essere il simbolo dell’antifondamentalismo e si inserisce in un discorso culturale che riguarda l’intera città".

Perché questa marcia? "È fondamentale camminare insieme – ha spiegato monsignor Giuseppe Maffi – per esprimere il rispetto nei confronti delle religioni soprattutto quelle di antica data, la religione se vissuta intensamente porta ad una scelta di pace e di dialogo, è essenziale vivere senza nessuna paura rispetto al diverso nella consapevolezza che il Signore ci chiama a valorizzare le risorse che abbiamo"

"Questa marcia stabilisce che c’è un rapporto nuovo tra l’Islam e le altre religioni – ha dichiarato Samir Barudi, portavoce della Comunità islamica varesina – esiste un patto nuovo per risolvere i problemi più urgenti, come i conflitti di religione e qualsiasi manifestazione di razzismo e xenofobia, siamo alle soglie del terzo millennio e tutte le notizie viaggiano ormai in tempo reale, ormai le possibilità di conoscerci sono innumerevoli, il confronto è possibile e non c’è bisogno di mettere la testa sotto la sabbia e di chiudersi agli altri, oggi è invece possibile conoscersi e confrontarsi proficuamente per la pace"

Non c’erano le folle, ma la città ha risposto bene per essere la prima volta. Qualche centinaio di persone hanno infatti aderito alla marcia interreligiosa,  organizzata dalla Consulta di pastorale giovanile di Varese, in collaborazione con la World Conference of religion for peace di Milano, la Comunità di S.Egidio di Novara e l’Ipsia, l’o.n.g. delle Acli, di Varese.

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Pubblicato il 21 Gennaio 2001
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