Caso Uva, rispunta l’ipotesi di uno scatto d’ira per la patente
Nuove indagini depositate oggi confermano che l'operaio 43enne doveva effettuare l'esame per riacquistare il documento di guida pochi giorni dopo la notte in cui morì. Per la difesa, è una prova. Ecco perchè
Un nuovo verbale su Giuseppe Uva è stato depositato questa mattina in tribunale. Il procuratore Isnardi ha effettuato altre indagini. Nel faldone c’è una conferma di un fatto che la difesa dei carabinieri e poliziotti, gli avvocati Marsico, Mancini e Porciani, giudicano importanti. Perchè? Poiché dimostrerebbe che esiste una spiegazione diversa da quella sempre avanzata in tv sulla morte di Giuseppe Uva. In sostanza, il fascicolo contiene dei documenti che attestano come, il 2 luglio del 2008, Uva dovesse sottoporsi a una visita della commissione provinciale per la patente. Una visita che sarebbe saltata se la notte del 14 giugno i carabinieri, come effettivamente gli dissero in caserma, lo avessero denunciato per ubriachezza molesta. Questa tesi era stata avanzata dai pm Abate e Arduini. I due sostituti procuratori, ai quali è stata poi tolta l’inchiesta, avevano ricostruito la zuffa in strada in questi termini: Uva aveva bevuto molto e una volta giunto in caserma, prima della denuncia, aveva cominciato a urlare e a dare testate perché aveva capito che con la nuova denuncia per alcolismo sarebbe rimasto senz’auto. Secondo la prima inchiesta Uva teneva molto a quell’esame. Lo dice Alberto Biggiogero, amico di Beppe, nel suo interrogatorio in procura quando afferma che Giuseppe aveva smesso di prendere droghe perché voleva arrivare “pulito” davanti alla commissione. Da qui le nuove indagini, che hanno accertato come effettivamente gli avvenimenti legati alla patente siano veri.
I DOCUMENTI
IL DOSSIER CON TUTTI GLI ATTI
Per la precisione, Uva fu fermato il 29 febbraio 2008 a Castelletto Ticino perchè guidava in stato di ebbrezza (tasso alcolico 1,43 alla prima prova e 1,26 g/l alla seconda, quando il limite è 0,5). Gli fu ritirata la patente per 6 mesi e fu convocato per la nuova prova a Varese il 2 luglio 2008.
Conclusioni? Va detto che le nuove indagini non provano che Uva si arrabbiò per quel motivo e non perchè fu minacciato o picchiato. Ma lasciano aperta la possibilità che alcuni passaggi si possano spiegare anche in questo modo. Sarà il tribunale a stabilire come stiano le cose.
I difensori commentano così: «La tesi dello scatto d’ira per il rinnovo della patente come spiegazione dell’ira di Uva, è molto convincente – afferma l’avvocato Marsico – d’altronde lo avevano sostenuto proprio i pm nella seconda richiesta di archiviazione sulla scorta delle affermazioni di Alberto Biggiogero».
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