La Croce “allegra” che illumina Velate
La piccola cappella dedicata a Sant’Arialdo riprogettata dagli architetti Nicoletta Binello e Paolo Gelso dal 20 dicembre accoglie una inedita Crocifissione realizzata Giorgio Vicentini
La piccola cappella dedicata a Sant’Arialdo a Velate ha da qualche giorno una nuova luce. Riprogettata in maniera essenziale e raffinata dagli architetti Nicoletta Binello e Paolo Gelso dal 20 dicembre accoglie sopra l’altare una crocifissione di Giorgio Vicentini.
L’artista varesino è stato invitato da Andrea Bortoluzzi, protagonista di questa iniziativa, a confrontarsi con il simbolo forse più forte della Cristianità: la Croce. Vicentini ha saputo cogliere l’occasione per reinterpretare ciò che nella storia dell’arte ha conosciuto una serie pressoché infinita di rappresentazioni, per lo più legate alla “passione” di Cristo.
«Non è la prima volta che affronto questo tema, ma è sempre un’occasione di confronto. Volevo una croce “allegra” che sapesse esprimere con semplicità il valore mistico del messaggio ma anche serenità e gioia – spiega Giorgio Vicentini – ho scelto un legno molto particolare, tropicale. L’okoumè, dal colore rosa carne che dà luce al bassorilievo». Una semplice linea azzurra segna l’orizzonte del cielo mentre una di color marrone quella della terra. Messaggi semplici e universali, intorno ad una croce che ricorda due braccia aperte capaci di accoglierti.
«In quest’opera, invece, Giorgio Vicentini ha inteso percorrere una via diversa – scrive Vittoria Broggini – La Croce realizzata dall’artista per Sant’Arialdo rimanda sì all’integralmente umana sofferenza di Cristo, ma, nello stesso tempo, ne riscopre ed esplicita visivamente il più profondo significato teologico: quello di premessa e annunzio dell’“evento” della Resurrezione».
Lo spazio della cappella di Sant’Arialdo, che nella storia fu la piccola aula scolastica, dedicata al martire predicatore della luce, usata per la preparazione catechistica di generazioni di velatesi, si rinnova grazie alla raffinata riprogettazione interna e al potere dell’opera d’arte che modella l’atmosfera circostante.
«E’ un’idea, che è diventata un’urgenza di fare, nata pregando nelle prime messe del giorno. Una luce interiore che si è sposata a quella del sole che illumina la modesta stanza di fede – dice Andrea Bortoluzzi – Paolo Gelso e Nicoletta Binello si sono uniti a me e Giorgio Vicentini con silenziosa laboriosità e sottile ingegno, disegnando gli spazi con ascetico rigore e rispetto del luogo. Insieme a noi tanti artigiani hanno lavorato con impegno e gioia oltre che con meravigliose abilità manuali. L’occhio discreto e la partecipazione spronante di Don Adriano Sandri hanno vigilato su di noi».
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