Spinse l’ex compagna giù dal balcone, il pm chiede 12 anni

Mano pesante del pm Stagnaro nei confronti di Marco Lenzi, l'uomo accusato di aver buttato dal balcone l'ex-compagna Raffaella Scialpi. La difesa ha chiesto l'assoluzione: "Nessuna prova, fu vendetta sentimentale"

marco lenzi

Dodici anni di carcere è la pena richiesta dal pubblico ministero Rosaria Stagnaro per Marco Lenzi, a processo con l’accusa di aver tentato di uccidere la ex-compagna Raffaella Scialpi, facendola cadere dal balcone dell’appartamento al quinto piano del palazzo di via Sciesa a Gallarate il 10 aprile del 2014.

Il dibattimento si è concluso e accusa e difesa si sono confrontate in un’udienza durata oltre 4 ore in cui hanno tirato le conclusioni e le rispettive richieste alla corte, presieduta dal giudice Renata Peragallo. La difesa di Lenzi ha chiesto l’assoluzione dell’imputato.

Il pubblico ministero ha ricostruito tutta la vicenda disegnando il quadro di violenza in cui il Lenzi aveva condotto il rapporto con l’allora compagna e le contraddizioni delle diverse versioni da lui fornite sull’accaduto. Diversi gli episodi in cui la Scialpi sarebbe stata vittima degli eccessi d’ira dell’uomo. Il magistrato ha ripercorso le testimonianze, il racconto della vittima, i condizionamenti a cui sarebbe stata sottoposta durante il suo ricovero in ospedale da parte dello stesso Lenzi, la tossicodipendenza che attanagliava le loro vite.

La difesa, rappresentata dagli avvocati Cristina Marrapodi e Mauro Umiltà, ha smontato le accuse concentrandosi sulle contraddizioni emerse sin dalle prime indagini e riconducendo la decisione di accusare l’ex-compagno ad una vendetta sentimentale per vendicarsi dei comportamenti da “farfallone” del Lenzi. Secondo gli avvocati difensori la caduta della Scialpi sarebbe da ricondurre ad un incidente o alla volontà della donna di suicidarsi. In particolare l’avvocato ha definito “onirico” il capo d’imputazione, suscitando le rimostranze dell’accusa, mentre la Marrapodi ha sottolineato il ruolo di spacciatrice della Scialpi e la mancanza di prove delle violenze subite.

Ora la decisione spetta ai giudici che hanno convocato le parti per la lettura della sentenza alle 15 del 2 marzo.

 

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Febbraio 2016
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da tpl1948

    i tempi cambiano , una volta si chiamava “delitto d’onore”

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